Tales from the Loop, la recensione della serie su Amazon Prime Video

Loop

Con Tales from the Loop (trailer) Amazon Prime fa un’altro passo verso la serialità d’autore, non tanto per la complessità dei temi o del racconto, quanto per le scelte registiche e fotografiche, che fanno di questo prodotto un vero piacere per gli occhi. 

Nel corso delle otto puntate, autoconclusive ma collegate fra loro, seguiamo l’intreccio di vite di una cittadina costruita su un misterioso laboratorio, il Loop, dal quale provengono strane invenzioni e alterazioni spazio-temporali, in una sorta di antologia familiare.

Accanto a tecnologie, ambienti e costumi anni ‘80, i robot e le invenzioni provenienti dal Loop creano una spaccatura nella linea temporale, come se stessimo osservando un universo parallelo al nostro, degli anni ‘80 alternativi, e questa è una delle caratteristiche più suggestive della serie. Questo genere di fantascienza, definito retrofuturista, nasconde in realtà un’anima più complessa e profonda: ogni puntata è dedicata ad un personaggio alle prese con un problema esistenziale, sempre risolto e inasprito da una particolare tecnologia del Loop.

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Ma la cosa che colpisce di più di questa serie è sicuramente la fotografia. Campi lunghi perfettamente simmetrici, che fanno percepire la distanza e l’alterità del mondo raccontato, si alternano a dettagli strettissimi, spesso utilizzati come immagini simboliche. La vista è senza dubbio il senso che ne esce maggiormente gratificato, e non è un caso dato che la serie prende spunto dal lavoro dell’artista svedese Simon Stålenhag, autore di illustrazioni a tema fantascientifico, dove umani e strani esseri robotici dallo stile un po’ retrò condividono un maestoso paesaggio naturale. Nathaniel Halpern, autore e showrunner della serie, intuendone la forza espressiva, ha selezionato alcune di queste immagini e ne ha tirato fuori dei racconti sotto la supervisione di Matt Reeves

In tutta questa perfezione stilistica l’unica cosa che vacilla è il ritmo, eccessivamente sospeso, che dopo un po’ appesantisce la fruizione. Una scelta, quella della sospensione e della dilatazione del tempo, assolutamente in linea con l’idea di una serialità d’autore, ma se in un film può essere efficace, in una serie di otto puntate da quaranta minuti o più, può far calare l’attenzione dello spettatore.

A parte questo Tales from the Loop è una serie assolutamente godibile, da vedere non per provare forti emozioni, ma per apprezzare sfumature e silenzi.

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