Billionaire Boys Club, la recensione del film su Amazon Prime Video

Billionaire Boys Club

Nel 2018  Billionaire Boys Club (trailer) dopo due anni di produzione approdava direttamente in VOD saltando l’uscita nelle sale cinematografiche italiane. Film diretto da James Cox, racconta la vera storia di un gruppo di ragazzi che negli anni ‘80 cercarono di arricchirsi velocemente con un sistema di investimenti truffaldino.

Al centro della vicenda troviamo il giovane Joe Hunt (Ansel Elgort), un ragazzo ventenne di buona istruzione che però non gode della stessa fortuna economica dei suoi vecchi compagni di corso, dei quali invidia il tenore di vita. Con l’aiuto dell’amico Dean Karny (Taron Egerton), Joe riesce a convincere diversi ragazzi dell’alta borghesia di Los Angeles ad investire in una nuova società dal nome emblematico pur se piuttosto ambiguo: la BBC. Il gruppo riesce in poco tempo ad accumulare un grosso capitale attraverso l’uso di un c.d. “schema Ponzi” e agli ingenti investimenti da parte di Ron Levin (Kevin Spacey). Ogni fattore sembra giocare a favore dei giovani truffatori, ma l’eccessiva ostentazione di ricchezza e il momentaneo benessere sono destinati a scomparire velocemente a causa di risvolti inaspettati e, per loro, catastrofici.

Billionaire Boys Club

La pellicola al tempo del suo esordio riscosse pochissimo successo, incassando, nella giornata di debutto, solamente 126 dollari nelle dieci sale americane dove uscì (vinse addirittura un Razzie Award per peggior rapporto budget / incasso) e fu, inoltre, stroncato dalla critica internazionale. Parte dell’insuccesso è probabilmente da attribuire allo scalpore suscitato dalle accuse di molestie sessuali nei confronti di Kevin Spacey che, come per altri illustri personaggi del mondo dello spettacolo, hanno sempre avuto un eclatante impatto emotivo sul grande pubblico.

Nonostante il flop di esordio, Billionaire Boys Club risulta, al primo impatto, un prodotto ben confezionato. I giovani attori protagonisti  si confermano molto abili e sembrano trovarsi a loro agio nelle scarpe dei loro personaggi, accompagnati anche da una “matura” Emma Roberts nei panni della ragazza di Joe Hunt. Kevin Spacey regala l’ennesima ottima prestazione, in un ruolo che sembra scritto apposta per lui. La regia di Cox, infine, risulta godibile sotto diversi punti di vista, soprattutto nella seconda parte del film dove il ritmo aumenta decisamente sottolineando l’ansia e la disperazione dei personaggi.

Ad una analisi più approfondita emerge che, in realtà, il film non è esente da macroscopici difetti. Ciò che proprio sembra non convincere è la sceneggiatura: sin dall’inizio rimane troppo superficiale, cadendo anche maldestramente in incongruenze temporali (cita Facebook e Google negli anni ’80) e non riuscendo a donare la grinta necessaria ad una storia che poteva e doveva risultare molto più avvincente e credibile.

Sotto molti aspetti Billionaire Boys Club sembra ricalcare la falsa riga di The Wolf of Wall Steet, giocando facilmente con gli esuberanti eccessi degli anni ’80, senza però avere lo stesso piglio magnetico del film di Scorsese. In entrambe le pellicole, i protagonisti sono intenti in una spasmodica e avida ricerca di ricchezza, ma nel film di Cox lo schema truffaldino usato dai personaggi, che rappresenta la base del loro iniziale successo, non viene chiarito esaustivamente al grande pubblico risultando semplificato in modo eccessivo.  Il rammarico è quello di non aver reso giustizia ad un’interessante storia vera, di quelle perfette per questo genere di film.

In definitiva, Billionaire Boys Club risulta essere un film mediocre, probabilmente godibile senza troppe aspettative ma che non resta impresso nella memoria dopo la sua visione.

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