Spiderhead, la recensione del film su Netflix

spiderhead, la recensione del film su Netflix

Spiderhead (trailer) è un thriller distopico con tratti da comedy, scritto da Rhett Reese, Paul Wernick (Deadpool) e tratto dal racconto Escape from Spiderhead di George Saunders uscito nel 2010 su The New Yorker (che firma anche la produzione). Diretto da Joseph Kosinski – ancora nelle sale con Top Gun: Maverick -, il film è distribuito dalla piattaforma di streaming Netflix.

In una prigione futuristica del tutto non convenzionale, una struttura di design con camere comode e confortevoli da cui i detenuti possono entrare ed uscire a piacimento, Steve Abnesti (Chris Hemsworth), eccentrico dottore fissato con Spotify a capo del progetto di detenzione riabilitativa, somministra ai suoi “ospiti” farmaci sperimentali in cambio di una permanenza più facile e vantaggiosa rispetto alle carceri più tradizionali. I carcerati possono avere contatti fra di loro, giocare a ping pong, fare lunghe uscite in mezzo alla natura, a patto che “acconsentano” all’iniezione delle più svariate flebo di droga tramite un domotico aggeggio applicato alla base della loro schiena.

In questo modo, Steve ed il suo giovane aiutante Mark (Mark Paguio) possono controllare la somministrazione ed il tempo di posa servendosi di un semplice smartphone. L’idea avvincente è che questi farmaci possono giocare con le emozioni, far provare un’improvvisa attrazione sessuale fra persone che non si conoscono, un insanabile appetito, perfino delle fobie irrazionali. Sembra che vada tutto per il verso giusto, fino a quando il nostro protagonista Jeff (Miles Teller), un giovane detenuto con un tragico passato, non verrà a conoscenza di verità sconcertanti.

Spiderhead, la recensione del film su Netflix

La premessa di per sé è intrigante, peccato per uno sviluppo non del tutto convincente. Infatti, Spiderhead tira fuori qualche risata, a tratti sembra prendere, ma non riesce davvero ad incollare. Si ha la sensazione che non parta mai davvero, che tutto sia già davanti agli occhi anche se ancora non lo si vede. Il film ha dalla sua soltanto il valore tematico molto attuale, che apre con leggerezza – forse troppa, che stroppia – una breccia etica sul controllo delle masse e su quanto questo potrebbe portare a conseguenze inesorabili.

La presenza dei due attori protagonisti risana in qualche modo le mancanze, ma non basta a far girare la storia come dovrebbe. Il tentativo di dare spessore ai personaggi con una backstory da manuale è tradito dalla mancanza di un vero e proprio conflitto o, quantomeno, di una trasformazione. Alla base di tutto c’è una riflessione sul libero arbitrio che, però, sembra quasi non essere mai realmente mancante (nonostante i presupposti ci siano tutti). Il villain ha dalla sua soltanto la bellezza e la bravura, poca cattiveria ed una profonda indecisione su quali siano veramente le proprie motivazioni ed intenzioni, quasi da suscitare pietà più che disprezzo.

Scene di lotta ai limiti del demenziale a parte, il finale sbrigativo e manchevole di chiarezza rende la visione soltanto un passatempo. Due ore di intrattenimento e nulla più. Sarà che anche noi siamo ormai assuefatti dalle tematiche che ruotano sempre attorno agli stessi perni, ma la conclusione scontata è assicurata.

Spiderhead è su Netflix dal 17 giugno.

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