#RomaFF16: Notti in bianco, baci a colazione, la recensione

Notti in bianco, baci a colazione, la recensione

Uno dei film ospitati alla Festa del Cinema di Roma è quello realizzato da Francesco Mandelli tratto dal romanzo di Matteo Bussola Notti in bianco, baci a colazione che è anche il titolo del lungometraggio che vede protagonisti Alessio Vassallo e Ilaria Spada nei panni di Matteo Bussola e Paola Barbato, entrambi fumettisti e scrittori sia nel film che nella vita reale. Due rappresentanti di genitori moderni e attuali, sempre divisi tra il lavoro e la famiglia, mondi vissuti spesso in maniera dicotomica e non complementare.

La lente d’ingrandimento è posta sulla figura paterna, Matteo, che si sveglia tutte le mattine alle 5:05 per dar sfogo alla sua passione di disegnatore per poi iniziare alle 7:00 il suo lavoro a tempo pieno: il padre. Non ci poteva essere, quindi, titolo migliore che potesse riassumere la condizione del protagonista che rinuncia a far diventare professione la sua passione per accudire le figlie che hanno due, sei e nove anni, ognuna con le proprie esigenze. Il tutto mentre la moglie Paola, lavorando lei la notte a libri e sceneggiature, sfrutta il giorno per dormire. La famiglia Bussola si regge quindi su questi equilibri e non sembra ci sia nulla che possa farli saltare fino a quando la quotidianità di Matteo viene sconvolta dalla sua ex stagista Sara (Tess Masazza) che, diventata ora editor, gli fa capire che i suoi non sono solo “disegnini”.

Ed è proprio quando meno ce lo si aspetta che capitano quelle occasioni da prendere al volo anche se si è tremendamente combattuti e così Matteo diventa d’un tratto colui che incarna alla massima potenza tutti quei genitori che hanno accantonato il proprio sogno personale e si sono dedicati in tutto e per tutto alla cura dei figli e all’economia della casa. A volte però si può anche decidere di rompere quegli equilibri, di far riemergere quelle aspirazioni sopite anche a costo di sconvolgere totalmente le vite delle persone più vicine come in questo caso è successo a Paola. Neanche adesso però, quando sembra essere arrivato un momento di sconforto, il film lascia lo spettatore in crisi ma prosegue e rafforza questa linea di positività che segue fin dall’inizio. Paola infatti si rimbocca le maniche e riesce finalmente a godersi la sua condizione di madre, a riscoprire a pieno la bellezza di essere genitori.

Una bellezza da cui, quando si riesce a conoscerla, non c’è possibilità di staccarsi: <<tua figlia avrà due anni una sola volta, sei anni una sola volta e nove anni una sola volta>>, è questo pensiero che porta Matteo a ritornare a casa, dalle sue figlie e da sua moglie. Questo film, che si contamina molto spesso con il linguaggio tipico del fumetto, disegna una famiglia a tutti gli effetti contemporanea in cui non mancano momenti di crisi o di incomprensioni dovuti a possibili rimpianti o a scelte passate ma insegna che non c’è un momento buio da cui non ci si può riprendere perché la vita non è ciò che ti capita ma quel che cerchi di fare con ciò che ti capita.

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