Oceania 2, la recensione: il ritorno della samoana Disney

Dopo 8 anni dalla sua prima uscita nelle sale e nell’immaginario delle “principesse Disney”, ritorna sul grande schermo la coraggiosa Vaiana (Auli’i Cravalho), con il suo nuovo film Oceania 2 (trailer). In questo secondo capitolo di casa Disney, ambientato solo tre anni dopo rispetto all’avventura di superare il reef, affrontare l’oceano e liberare Te Fiti; vediamo la nostra visionaria protagonista sotto una nuova veste. Infatti, diventata ormai un’esperta navigatrice e punto centrale di tutto il villaggio, Vaiana viene chiamata, dal volere degli antichi, a compiere una nuova missione: ovvero solcare le soglie dei mari sconosciuti per cercare un’isola misteriosa, anticamente conosciuta quale luogo di unione di tutti i popoli. Dunque, guidata dalla storia del vecchio capo Tautai Vasa, la giovane donna intraprende il lungo viaggio, ma questa volta accompagnata da un improbabile equipaggio: un vecchio contadino brontolone, il giovane nerboruto ed entusiasta narratore Moni e la strampalata costruttrice di barche Loto.

Oltre a questi, si unirà anche il suo vecchio amico Maui (Dwayne Johnson), affrontando insieme molteplici sfide e ostacoli, tra mastodontici mostri marini, vecchi “fraintesi” avversari e nuovi nemici, nascosti nell’ombra nebulosa della tempesta. Un’avventura pericolosa e imprevedibile, che la metterà davanti a difficili scelte e nuove prospettive per raggiungere la sua meta. Nata inizialmente come serie TV, ma poi trasportata come la seconda pellicola cinematografica della navigatrice polinesiana, Oceania 2 è stata ideata, ben quattro anni fa durante la pandemia, dal regista di origini samoane David Derrick Jr., prendendo spunto dal rapporto viscerale dei suoi due figli Simea e Quentin. Dunque, partendo proprio da questo stretto legame fraterno, il regista ha voluto creare un prodotto vero, genuino, che le famiglie potessero riconoscere quotidianamente nelle loro vite. «Per me ogni giorno è un regalo. Quando penso alla storia, penso a qualcosa che vive […] e dobbiamo ascoltare quello che la storia ha da dire».

Pertanto, rispetto al suo predecessore, Oceania 2 sviluppa molto più a fondo la componente, storicamente accertata, spirituale, onirica e cerimoniale della cultura samoana, dando così un consistente assaggio, allo spettatore in sala, della profonda connessione emotiva tra gli spiriti guida e i rituali. Lo vediamo, per esempio, con le rappresentazioni degli spiriti defunti tramite gli animali marittimi tatuati in vita e, ovviamente, con la cerimonia di proclamazione di Vaiana a nuovo capo villaggio Tautai. Esattamente ciò che ha dichiarato, alla conferenza stampa, la sua doppiatrice italiana Emanuela Ionica: «Vaiana […] è come se fosse la madre del popolo […] riesce a incarnare il capo […] che governa in maniera gentile però ferma, portando i popoli ad un altro livello, un altro benessere».

Oceania 2, recensione DassCinemag

Ebbene, a considerazione di ciò, possiamo dire che, se la nostra protagonista, già dal primo film, incentrava su di sé i valori della connessione, coesione e speranza tra uomini e natura, qui nel secondo capitolo vediamo come la sua figura venga contrapposta in modo dirompente dai suoi nemici, una voce oscura e la sfuggente Matangi (Awhimai Fraser), emblemi rispettivamente della discordia e dell’isolamento. Però a fare una profonda differenza, in questo Oceania 2, è il rapporto fraterno di Vaiana con la sorella minore Simea, che le pone, in modo parallelo, alla coppia tanto amata e ormai consolidata di Frozen, Elsa e Anna. Analogamente agli atteggiamenti timorosi di Elsa in Frozen 2, la giovane samoana ha paura, intimamente, di lasciare sua sorella, la sua dimora e la sua gente, consapevole di poter perdere ciò che ha costruito. Tali emozioni e sensazioni vengono scavate nel film da consistenti inserzioni musicali extradiegetiche, consuete nei classici Disney, che contemporaneamente sdoganano e conducono la trama al nodo narrativo successivo.

Il più importante di questi è il duetto con la nonna paterna Tala (Rachel House), la quale rammenta alla sua coraggiosa nipote: « Non so dove la tua storia ti condurrà, ma non smettiamo mai di scegliere chi siamo». Con un uso preponderante del viola sia come colore del pericolo di un imminente avversario, sia dell’intrinseca scoperta di un nuovo mondo, esteriore ma soprattutto interiore, Vaiana affronta a testa alta, come un’eroina matura, empatica e che sa guardare oltre i limiti, il suo nuovo percorso, il suo nuovo io, che può scoprire soltanto sbagliando giorno dopo giorno. Per fare ciò, però, deve perdersi nel marasma della vita, in quanto quest’ultima non può essere sempre segnata da retta continua, ma può, al contrario, subire continui mutamenti e sobbalzi. Un turbinio di incertezze, fattori ignoti e obiettivi da raggiungere man mano, abbandonando alle spalle il proprio passato, per accogliere a braccia aperte grandi meraviglie, sogni e aspirazioni.

Insomma, Oceania 2 si mostra al pubblico come un prodotto più maturo, adatto si ai più piccoli, ma che strizza volentieri l’occhio ai nuovi adulti, che tutti i giorni si trascinano e destreggiano nel caotico, logorato e imperfetto mondo di tutti i giorni, per ricercare qualcosa di buono. 

Al cinema dal 27 novembre.

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