MISS JULIE – LOTTA DI CLASSE E GUERRA TRA SESSI

Una società divisa in caste non esiste in Europa da tempo ma ciò non ha impedito a Liv Ullmann di farla rinascere al cinema per riportarvi il dramma di August Strindberg, Miss Julie. Jessica Chastain è Julie, la contessina capricciosa che si lascia travolgere dalla passione; Colin Farrell è John, il cameriere ligio ed arrivista con il gusto per i vini raffinati sottratti al padrone; Samantha Morton è Kathleen, la cuoca e fidanzata di John, convinta che il mondo abbia una gerarchia naturale al cui vertice sono i migliori, i nobili. Presa dalla leggerezza della notte di mezza estate, la contessina Julie è scesa tra la servitù ed ha ballato con il maggiordomo John, che si è rifiutato di continuare. È lui stesso a parlare dello strano comportamento della signorina, che pare aver messo da parte il rango, a Kathleen. Julie lo raggiunge in cucina, piccata dal suo rifiuto di ballare. È decisa a piegarlo alle sue voglie: come si è permesso di disubbidirle? Inizia così la guerra di volontà tra la padrona e il servo. Lei appare forte e sensuale ed impone al cameriere di baciarle una scarpa. È la donna ad inseguire l’uomo in cucina ed è la contessina a sfidarlo: gioca con lui come con un cagnolino, poi si indigna.

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Come osa, il lacchè, insinuare che lei lo vorrebbe? Dopo tutto, sotto il decoro dei signori altro non c’è che arroganza, presunzione e ignoranza del carattere del popolo. Anche se John è un servo, ha il suo orgoglio. Il dialogo tra i due si fa più temerario, è il doppio scambio di ineguaglianze ad alimentarlo. Julie ha il vantaggio di essere aristocratica e lo svantaggio di essere donna, John è esattamente l’opposto, è servo ma è uomo. Lui le dichiara un amore iniziato ai tempi dell’infanzia. Le suggerisce di andare nella propria camera per proteggerla da occhi indiscreti e lì accade l’inevitabile, si scatena la passione. Mentre i due si lasciano trasportare dai sensi, Kathleen passa la notte in bianco, dibattendosi tra la gelosia e la stretta osservanza religiosa. La contessa e il servo non si amano per ciò che sono, ma per ciò che vorrebbero ed immaginano di essere. La donna annoiata nella sua superiorità sociale e l’uomo invidioso di un mondo che non gli apparterrà mai, si lasciano sopraffare dal senso di colpa, dal terrore di essere scoperti dal resto della servitù e, poi, dal padre di Julie, torturandosi angosciosamente.

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Pensano di scappare portando via un po’ dei soldi del barone. Vorremmo che fuggissero, noi che siamo abituati a vedere sposi i promessi di qualunque tipo. Ma le cose non vanno così con Strindberg, il gioco erotico diventa una danza macabra. Ad impedire l’amore tra i due sono le diversità culturali e sociali, e non solo, c’è anche la disparità di ruolo nella coppia. L’impossibilità di un rapporto egualitario uomo-donna. Conflitti che l’autore conosceva bene, Miss Julie è, infatti, il testo più intimo del “figlio della serva” e marito della baronessa attrice Siri Von Essen. La Ullmann ripropone l’opera in modo rispettoso, con dialoghi serrati e rispetto delle unità aristoteliche. L’azione è confinata nella cucina, dove i personaggi si incontrano e i tabù si ribaltano, lotta di classe e guerra tra sessi senza esclusione di colpi. Quello che erompe più violentemente è l’antagonismo uomo-donna, ad entrambi tocca baciare le scarpe all’altro, in un ritmo alternato di attrazione e repulsione. Colpa ed angoscia, degradazione e vergogna si stratificano intensamente sui volti dei tre attori, un lavoro non facile; quello della Chastain, in particolare, lascia ammirati. Farrell, plebeo impomatato con perfetto accento irlandese non va molto al di là dell’azione vocale, mostrando una faccia sempre stupefatta. Samantha Morton riesce ad esprimere angosce soffocate nell’aura di puritanesimo di cui si ammanta.

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La magnifica fotografia di Mikhail Krichman entra efficacemente nel mondo claustrofobico dell’autore scandinavo. Liv Ullmann tralascia scelte autoriali aggiuntive e si rifà pienamente alla tragedia. Una sola cosa muove nel mondo inerte di Strindberg: i fiori che Miss Julie depone nel torrente, come Ofelia nel dipinto di Millais. Quei petali erranti nell’acqua sono altrettanti omicidi d’amore, delitti di fanatismo sessuale, femminicidi.

Roberta Fiaschetti

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