L’attacco dei giganti, la recensione della prima parte dell’ultima stagione su Prime Video

L'attacco dei giganti, la prima parte dell'ultima stagione su Amazon Prime

Si è conclusa la prima parte dell’ultima stagione di Shingeki no Kyojin, alias L’attacco dei giganti, (trailer) disponibile su Amazon Prime Video, tratto dall’omonimo manga di Hajime Isayama. Mentre le precedenti stagioni sono state animate dallo studio Wit, la gestione di quest’ultima è passata nelle mani dello Studio MAPPA, comportando inevitabilmente un cambiamento generale dello stile d’animazione e, complice anche l’accelerazione dei tempi di produzione causata dalla pandemia in atto, un calo di qualità delle animazioni di determinate sequenze (anche alcune scene chiave) a causa di un utilizzo ben più marcato della CGI in contrasto alla predominante animazione in 2D delle prime tre stagioni.

Quest’ultima stagione ci catapulta in un contesto del tutto differente da quello a cui siamo stati abituati fino ad ora. Difatti, non vediamo più al centro di tutto un’umanità sull’orlo dell’estinzione contro delle enormi creature mostruose, ciò che ci viene presentato ora è l’uomo che combatte l’uomo. Ciò che vediamo qui è l’orrore della guerra, nuda e cruda e ben più realistica di quel che ci si potrebbe aspettare da una serie simile, dove i giganti non rappresentano che l’ennesima arma, e nemmeno più così inarrivabile come sembrava. Se, nonostante il suo essere totalmente anti-didascalica, la storia di quest’anime ci è sempre parsa molto “classica”, perlomeno nella contrapposizione tra eroi e antagonisti, ora questa distinzione non è più possibile: non esistono più buoni e cattivi, solo vincitori e vinti. La guerra non è mai qualcosa di buono e ce lo dimostra una stagione dove i ruoli vengono invertiti e coloro che fino ad ora abbiamo visto come vittime si trasformano in carnefici.

In un contesto come quello della guerra (nello specifico in questo caso appare palese l’analogia con la Seconda guerra mondiale) è solo una questione di punti di vista. Non a caso, le prime puntate di questa nuova stagione prendono le distanze dall’isola di Paradis e ci portano a vedere le cose attraverso gli occhi del popolo di Marley, che dalla scorsa stagione ci è stato descritto come il nemico oltre il mare da sconfiggere ad ogni costo. Eppure, ciò che vediamo sono persone normali, civili, e ancor peggio, bambini. Quello dell’indottrinamento infantile, infatti, rappresenta uno dei temi principali affrontati in questa prima parte di stagione finale. Qual è, quindi, la vera colpa dei marleyani, o degli eldiani, se non quella di essere nati dalla parte sbagliata delle “mura”, o meglio, del mare? La verità è che non importa a quale popolo si appartenga, la guerra rende tutti uguali. Non c’è più il “sogno” che contraddistingueva L’attacco dei giganti fin dalla prima stagione, non c’è più quella (cieca) speranza di redenzione per un’umanità messa alle strette dai giganti; c’è solo tanta disillusione, apatia, stanchezza. Perfino il cameratismo tipico che da sempre unisce i protagonisti di questa storia oramai viene meno. Non importa nemmeno più sapere se ciò che si sta facendo sia giusto o sbagliato, bisogna solo combattere: «Se non combattiamo non possiamo vincere.»

Mikasa

Sta proprio qui il pregio che distingue quest’opera da molte altre affini. L’alto numero di implicazioni fanta-politiche, sociali e teologiche (non mancano infatti riflessioni di stampo religioso e dell’effetto che tali credi possono avere sulle popolazioni) all’interno di un genere solo apparentemente di intrattenimento ma che in realtà si rivela essere uno specchio, seppur distopico, della nostra realtà. Difatti, questo mondo a prima vista così distante dal nostro è, in verità, molto più somigliante ad esso di quanto potremmo credere. Si parla anche del potere che le informazioni, siano esse reali o mezze verità, possono esercitare sulle persone, tematica che oggi, visti ancor di più i recenti avvenimenti, appare più attuale che mai.

Si ripresenta nuovamente la tematica della libertà che attraversa l’intera storia. L’anime stesso si apre con un’inquadratura di uccelli in volo, liberi, in contrapposizione agli esseri umani, chiusi all’interno delle mura e soggiogati dai giganti. La privazione della libertà e la lotta per raggiungerla si presentano continuamente ed in forme ben distinte lungo queste quattro stagioni: la reclusione degli eldiani sull’isola e all’interno delle mura, così come l’imposizione del portare sempre con sé la fascia identificativa dall’altra parte del mare, la conoscenza sul mondo esterno proibita al popolo di Paradis la cui memoria è stata manipolata, così come l’infanzia rubata a dei bambini cui è stata inculcata una visione estremista della realtà che li circonda. In fondo, il simbolo stesso del corpo di ricerca è rappresentato dalle ali della libertà, ali per le quali è necessario offrire il proprio cuore. Ogni personaggio ha una sua storia, un suo vissuto, le proprie perdite e la propria concezione di libertà per cui lottare: l’unico tratto che ne delimita i confini è quello morale.

La seconda parte dell’ultima stagione, che si aprirà con una puntata intitolata “Condanna”, verrà trasmessa dal network televisivo NHK nel corso dell’inverno 2022. Non resta quindi che attendere, fatica alla quale i fan più di vecchia data sono oramai ben abituati.

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