La Pixar maestra di vita: storie e emozioni nei cortometraggi animati

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La Pixar, sì proprio la Pixar, il famoso studio di animazione, campione di incassi per i suoi film innovativi, ha sempre stupito il suo pubblico con storie incredibili e dal fascino inconfondibile. Però oltre ai suoi capolavori, è sempre stata riconosciuta per un’altra peculiarità: i suoi cortometraggi.

Nati inizialmente nel 1984 per testare la potenza dei nuovi computer (The adventures of André and Wally B) (trailer), i cortometraggi Pixar si sono divisi nel tempo in diverse categorie. Alcuni, dal carattere frivolo e piuttosto piacevole, erano destinati al semplice intrattenimento del pubblico nella visione in sala. Altri venivano e vengono tutt’ora inseriti in un contesto di marketing e merchandising, per l’esclusiva vendita di DVD e prodotti vari. Gli ultimi invece, dalla complessa costruzione narrativa, affrontano, in un modo più o meno velato, tematiche controverse e di un certo spessore.

Potremmo dire benissimo che questo studio di animazione ha portato una nuova chiave di lettura all’interno dei suoi lavori: la quotidianità, il vivere comune, ogni ambito sociale che è sfociato, soprattutto negli ultimi anni, in una forma critica e divulgativa. Scopo principale dei cortometraggi è divertire lo spettatore, educarlo, creando una nuova consapevolezza interna, coscienza e analisi critica. Tutto ciò parte dall’idea di portare un messaggio, semplice, puro e chiaro, che arrivi allo spettatore nella sua forma più elegante e coinvolgente. Ma a differenza di altre case di produzione, la Pixar veicola il suo messaggio seguendo delle vie che oseremmo dire non canoniche. Difatti non pone gli accenti sulle vicende di tutti i giorni da un punto di vista “umano”.

Al contrario si focalizza sulla visione non convenzionale di altre forme di vita e oggetti che ci circondano. Animali e cose, solitamente accantonati dall’uomo, vengono  sviscerati  e mostrati nelle loro più straordinarie sfaccettature, diventando in tutto la chiave di volta di storie e emozioni. Si basti pensare a cortometraggi come Piper (trailer), Parzialmente nuvoloso (trailer) e L’ombrello blu (trailer) che con semplici immagini e mimiche facciali create graficamente, espongono concetti come il coraggio, la paura del diverso – dell’isolamento e l’amore. In questo caso la Pixar crea una vera e propria finestra dalla quale poter osservare con gli occhi di un bambino un mondo tutto nuovo.

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Nonostante questo grande cambiamento delle ideologie racchiuse e dei personaggi caratteristici, la vicissitudini all’interno di questi piccoli capolavori fanno si che ogni spettatore possa commuoversi e immedesimarsi, senza esimersi dall’augurare un lieto fine al protagonista.

Eppure col tempo la chiave di lettura di ogni cortometraggio si è evoluta. Si è espansa a tematiche più cupe, oltremodo brutali, come lo sfruttamento degli animali e il maltrattamento di quest’ultimi. Ovviamente tali argomenti lo studio di animazione li affronta con la sua visione diametralmente opposta, tenera e a tratti infantile. Difatti attraverso la dolcezza, l’amicizia, con un pizzico di risate e ironia, stravolge totalmente quello che solitamente definiremmo un abominio, una crudeltà. Questo è quello che è successo nel nuovo cortometraggio animato uscito nel 2019 e candidato agli ultimi Oscar Kitbull (trailer). La storia di un cane e di un gattino, all’inizio distanti ma dal passato comune, che arrivano ad avvicinarsi l’uno all’altro fino a creare una meravigliosa amicizia, la quale li porterà molto lontano.

Dunque, in tutti questi anni di attività, la Pixar è stata maestra di vita di milioni di spettatori, guidandoli in un percorso pieno di storie, avventure e emozioni, che anche se vissute quotidianamente, hanno dell’incredibile.

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