La mappa delle piccole cose perfette, la recensione del film di Amazon Prime Video

La mappa delle piccole cose perfette, il nuovo film di Amazon Prime Video

Certi giorni si vorrebbe non finissero mai, molti altri non dovrebbero iniziare affatto. Ma cosa accadrebbe se si potesse rivivere lo stesso identico giorno, ogni giorno?  La mappa delle piccole cose perfette (trailer), il nuovo film di Amazon Prime Video, sfrutta la manipolazione temporale per raccontare la storia di due adolescenti, Mark (Kyle Allen) e Margaret (Kathryn Newton), incastrati nel limbo che separa l’infanzia dall’età adulta.

Quello del loophole temporale non si potrebbe certamente definire un terreno insondato dalla cinematografia americana ed è ormai diventato difficile aggiungere qualcosa di nuovo: il film stesso cita Groundhog Day ed Edge of Tomorrow. A dirla tutta, proprio nel 2020, è la stessa casa di produzione della piattaforma OTT ad aggiungere qualcosa di (molto) simile al catalogo: Palm Springs.

Il film diretto da Ian Samuels (regista di Sierra Burgess è una sfigata), con un retrogusto un po’ indie e con i suoi giovani protagonisti, esplora questa incredibile (e ripetitiva) opportunità attraverso gli occhi di Mark, un ragazzo di diciassette anni che disegna supereroi e salta le lezioni di algebra della scuola estiva (che sarebbero, comunque, sempre uguali), che ha ormai imparato ogni singolo movimento del mondo che lo circonda. Vuole conquistare una ragazza che gli chiede indicazioni per trovare la piscina comunale, senza successo, e poi va a trovare il suo amico Henry (Jermaine Harris) che prova a superare sempre lo stesso livello impossibile di un videogioco.

Come in ogni commedia romantica che si rispetti, la prima non è mai quella giusta: Margaret fa la sua entrata, rompendo lo schema che da giorni si ripeteva. Anche lei è incastrata in giornate sempre uguali, che passa imparando a guidare e cercando un cane sperduto per poi andarsene ogni sera, quando il suo telefono le ricorda che deve affrontare qualcosa che è impossibile evitare. Insieme decidono di cercare quei momenti perfetti che la ciclicità delle giornate nasconde, quegli attimi fugaci che danno valore all’esistenza.  

Pur essendo un film diretto ad un pubblico adolescenziale, abbandona i classici clichè, i dialoghi risultano naturali e non forzati. Le tematiche affrontate, quali la solitudine, la paura del passaggio all’età adulta, la paura della perdita, si uniscono armoniosamente in una storia ben equilibrata. Tutti i sentimenti tipici di ogni età sono esplosivi nel periodo delicato che è l’adolescenza. Loro sono due outcast, o come direbbe Margaret, due castaways, vivono una solitudine amplificata dall’essere gli unici liberi di muoversi in un mondo già prestabilito, durante un’estate eterna.

Ma che la vita si srotoli lungo una linea temporale retta o che si impalli in un cerchio da cui sembra non esserci via d’uscita, la realtà è che nessuno è solo nella propria solitudine, perché tutti sentono di viverla. Così come loro sono incastrati nella ripetizione, coloro che li circondano sono bloccati nei propri drammi quotidiani. La ricerca è alla base di questo film, che sia di singoli momenti perfetti o del coraggio per andare avanti e abbandonare le certezze. La giornata è esattamente come il livello del videogioco di Henry: Mark e Margaret ne conoscono il percorso a memoria, senza riuscire a superarla mai, finchè non arriva qualcuno che sa la risposta.

La mappa delle piccole cose perfette non è certamente un film d’autore né si può dire sia un prodotto profondamente originale, eppure la semplicità della sua esecuzione, la creazione di personaggi realistici e tormentati da problemi quotidiani, regalano a chi lo guarda un momento di pura evasione da una vita che può ripetersi ogni giorno, allo stesso modo.

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