L’amica geniale – Storia del nuovo cognome, la serialità italiana che assume uno sguardo autoriale

l'amica geniale - storia del nuovo cognome

In una televisione italiana costellata di trash e momenti imbarazzanti, per fortuna esiste Saverio Costanzo che avvalora il medium televisivo con la sua magistrale serie L’amica geniale. Un prodotto di cui essere certamente fieri, in grado di competere con le più innovative serie americane e inglesi che dominano le scene odierne (infatti non a caso la serie è stata co-prodotta con HBO).

L’amica Geniale, racconta la storia di Elena e Lila, due amiche che nascono in un rione napoletano degli anni ’50. Entrambe mosse da un forte senso di evasione da una realtà e una mascolinità tossica che le circonda, tramite lo studio e la cultura ricercano la loro libertà ed emancipazione. La serie debutta per la prima volta nel 2018 alla 75° edizione della Mostra cinematografica di Venezia e, quando sbarca ufficialmente sui Rai 1, ottiene un boom di ascolti incredibile sfiorando i 7 milioni di telespettatori solo con la prima serata.

In occasione dell’uscita della seconda stagione, L’amica geniale Storia del nuovo cognome (trailer), le sale cinematografiche italiane hanno proiettato per tre giorni (dal 27 al 29 gennaio) i primi due episodi. Una sala gremita di persone (addirittura sold out), con un pubblico composto principalmente da mamme con le proprie figlie (anche colei che sta scrivendo questa recensione si è fatta accompagnare dalla propria), è sicuramente un risultato più che soddisfacente che porta a chiedersi: qual è la potenza di questa serie? Perché crea così tanta fascinazione in chi la guarda? Saverio Costanzo è sicuramente la risposta.

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Un uomo brillante che è stato in grado di elaborare, senza privare della propria natura, un prodotto estremamente funzionante (per chi non lo sapesse L’amica geniale è una quadrilogia di romanzi dell’autrice Elena Ferrante) mantenendo quello che è il cuore di questa storia. Quello che ne esce è un’opera meticolosa, con attenzione minuziosa a ogni piccolo dettaglio. La sua regia è forte e presente, si percepisce in ogni singola inquadratura, portando alla serie uno sguardo estremamente autoriale, che è ciò che manca alla maggior parte dei prodotti che compongono la televisione italiana di oggi.

La messa in scena del rione con il suo dialetto (che rimanda un po’ alle atmosfere delle macerie neorealistiche), è sorprendente per il modo in cui rimane fedele alla sua versione romanzesca, che non si riduce alla semplice rappresentazione dei fatti in modo cronologico e didascalico, ma bensì (pur accorpando e modificando molti fatti a favore del linguaggio cinematografico) conforme rispetto a quello che è l’immaginario di questa amicizia epica. Calza alla perfezione, come un paio di scarpe Cerullo. Ed è qui la vera potenza di questa serie e di Costanzo, la capacità di apportare a un prodotto già esistente la sua firma, mantenendo comunque quella forza che unifica e rende questo racconto la storia di tutti.

l'amica geniale - storia del nuovo cognome

L’amica geniale – Storia del nuovo cognome, come ogni seconda stagione che vive attraverso l’eco del successo precedente, può risultare come un salto nel vuoto, con la paura comune che non eguagli mai ciò che è stato rappresentato nella prima. In questo caso il rischio non si corre. Ciò che avviene in questa seconda stagione è una forte maturazione che va di pari passo con la crescita di Elena e Lila. La drammaturgia è cruda e spietata, come la realtà in cui vivono le due protagoniste. Le immagini, ricche di virtuosismi di macchina che fanno venire i brividi lungo la schiena (nello specifico in uno dei momenti più attesi e violenti della prima puntata), riassumono perfettamente ciò che la Ferrante ha espresso con le parole (esattamente ciò che dovrebbe fare un buon prodotto cinematografico).

“Familiare” è quello che si potrebbe pensare vedendo L’amica geniale – Storia del nuovo cognome. Essere nuovamente trasportati in quei luoghi, ritrovare quei volti e quel dialetto (che hanno quasi una cadenza antropologica) conducono a sensazioni appaganti e già vissute. Ma è una familiarità che ha qualcosa in più, forse una nuova consapevolezza che assume dei toni amari.

Lodevole è la professionalità delle due attrici protagoniste (Gaia Girace e Margherita Mazzucco), entrambe sedicenni, che si sono dovute confrontare con scene dalla tematica estremamente delicata (per qualsiasi donna di qualsiasi età) e il risultato è assolutamente riuscito.

In conclusione, attendendo palpitanti la messa in onda dei primi due episodi (il 10 febbraio su RAI 1), L’amica Geniale – Storia del nuovo cognome può essere considerato la conferma che, noi in Italia, siamo ancora in grado di poter creare opere degne di essere chiamate tali. L’autorialità italiana, quella che sbandieriamo con tanta fierezza, esiste ancora e non si ferma agli anni ’60 con Fellini, Antonioni e Visconti, ma è giovane, attuale, moderna e ha un forte senso di aggregazione verso generi di pubblico diversi. Arriva nelle case di tutti gli italiani in prima serata, e ciò fa nascere la speranza che il miglioramento continui costantemente su questa scia, sulle orme della grande storia cinematografica che ci ha preceduti e formati.

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