#ImmaginariaFilmFestival20: Terza giornata

immaginaria film festival, ventesima edizione

Immaginaria Film Festival è il primo festival internazionale di cinema indipendente a tematica lesbica e femminista in Italia, fondato a Bologna nel 1993. Lo scopo del festival è quello di portare sullo schermo lo sguardo di donne audaci, registe indipendenti che con le loro storie coraggiose e ribelli si pongono l’obiettivo di cominciare a piantare un seme per costruire un mondo migliore.

Noi di DassCinemag siamo qui per riportarvi alcune tra le visioni più interessanti tra quelle viste durante l’evento.

DOROTHY ARZNER. PIONEER, QUEER, FEMINIST (2023; J. Kuperberg & C. Kuperberg)

dorothy arzner. pioneer, queer, feminist.la recensione

Negli anni 20 del 900, dopo essere stata autista di ambulanze in guerra, Dorothy Arzner (1897-1979) entra nell’industria cinematografica come stenografa, per poi diventare montatrice, sceneggiatrice e anche regista. Apertamente lesbica, orgogliosamente indipendente, vestita da uomo, eppure rispettata da tutti per il suo innegabile talento. La sua fama raggiunge un livello tale da permetterle di dirigere il primo film sonoro della star Clara Bow e di lavorare come freelance per diversi studi. Negli anni 40, tra la stretta della censura e conflitti interni, decide di lasciare la carriera di regista e, in seguito, insegna tecnica cinematografica alla UCLA, dove ha come studente anche un giovanissimo Francis Ford Coppola.

Arzner faceva trasparire tutto il suo amore per le donne nei film che dirigeva, ritraendo eroine moderne e mostrandole nella loro natura ribelle, indipendente e ambiziosa, combattendone l’oggettificazione e anticipando di decenni il cosiddetto Female Gaze. Pioniera, artista, femminista e lesbica, Dorothy Arzner è un personaggio incredibilmente notevole e intrigante, al contrario del documentario che la racconta (trailer). 

Con una durata di poco meno di un’ora, il film sfiora a malapena la superficie dell’impatto di Arzner per la storia del cinema, per la cultura queer e per il movimento femminista. Il racconto è accentrato in poche voci prettamente storiografiche, con una bizzarra prevalenza maschile, mentre pochissimo spazio è dato all’esplorazione della sua omosessualità, vissuta con avanguardistica libertà. 

Il documentario delle sorelle Kuperberg ha un taglio estremamente classico, che alterna immagini di archivio e interviste e porta alla luce una pagina della storia del cinema che viene troppo spesso ignorata. Purtroppo, però, non rende giustizia alla grandezza del personaggio, mettendo un’enfasi esagerata sulle trame dei suoi film piuttosto che sull’influenza che ha avuto sulle successive generazioni di filmmaker lesbiche e femministe.

Dorothy Arzner è stata una combattente che si è fatta strada in un’industria di uomini e con nonchalance ha conquistato una voce influente nell’età d’oro di Hollywood. Con un coraggio che oggi ci sembra impensabile, lei per prima ha vissuto apertamente la vita secondo le sue regole e, sebbene sia apprezzabile la celebrazione di una pioniera dimenticata del cinema femminile e femminista forse, per ringraziarla come si deve della sua eredità, serve di più.

Di Miranda Rinaldi.

REAS (2024; L. Arias)

Yoseli (Yoseli Arias) entra in aeroporto con il sogno di vedere il mondo, ma non riesce mai a prendere il volo perché nella sua valigia viene scoperta una busta di stupefacenti: questa è la storia dei quattro anni e mezzo che lei trascorre in una prigione di Buenos Aires. Presto incontriamo le sue compagne, vere ex detenute che raccontano le proprie storie, nobilitandone il degrado attraverso diverse arti: tra le varie incontriamo Nacho (Ignacio Rodriguez), un FtM che suona la batteria; Noelia (Noelia Perez), a diciassette anni chiusa in un bordello e ora esperta di voguing; Estefanía, ex tossico-dipendente che tiene corsi di ginnastica… Le ex prigioniere interpretano se stesse in un processo catartico di ricordo e riscoperta, nel quale giungono a rievocare gli amori vissuti dentro e fuori dal carcere. Le loro memorie hanno come sfondo un sistema penitenziario che le ha martoriate con i propri abusi. 

Lungometraggio nato dalla regia visionaria di Lola Arias, artista poliedrica, scrittrice, regista, attrice, che ha ideato il film durante i laboratori di teatro e danza tenuti in diverse carceri argentine. Reas (trailer) è un ibrido fra documentario, musical e spettacolo teatrale realizzato in un carcere dismesso, il cui cast vede esclusivamente la partecipazione di donne che lei aveva conosciuto nelle carceri, poi rimesse in libertà dopo aver scontato la propria pena. Ogni personaggio rappresentato tra queste sbarre, sia esso criminale o guardia carceraria, è interpretato da un’ex detenuta a cui è stato permesso raccontare la propria storia da un nuovo punto di vista. Vi è una critica feroce al sistema carcerario argentino, con le sue violenze ingiustificate, i controlli con cui le guardie distruggono le camere, le discriminazioni di genere e lo sfruttamento di manodopera. Queste donne ree trasformano la reclusione in un atto di resistenza attraverso la scrittura di canzoni con cui tramandano le proprie storie di oppressione e speranza, mostrandosi brillanti persino nei corridoi fatiscenti in cui appaiono. 

Tra conversazioni a cuore aperto, sigarette condivise durante le partite di calcio e tramonti da luna di miele ritratti su una parete, il film si pone come un canto alla resilienza umana, una celebrazione di quanto la creatività possa diventare un atto liberatorio quando si è circondati da sbarre. Reas non riduce le sue protagoniste a una triste stigmatizzazione da detenute ma ne rappresenta desideri, ambizioni, convinzioni. Queste donne confidano allo spettatore tutti i propri sogni, lontani ma non impossibili: i loro sguardi sono sempre proiettati sulle mura oltre le quali scorrono la vita e il mare

Di Noemi Mosca.

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