Il rito delle streghe, la recensione del nuovo film di Zoe Lister-Jones

Il rito delle streghe recensione

Il rito delle streghe (trailer) è un film del 2020 scritto e diretto da Zoe Lister-Jones, amata e conosciuta nel piccolo schermo grazie a serie televisive come Life in Pieces e New Girl, che si ritrova così al suo primo progetto commerciale come regista. La pellicola si presenta come un sequel/reboot del tanto amato cult cinematografico degli anni ’90 Giovani streghe (The Craft) creando così una serie di aspettative e spingendo lo spettatore a chiedersi se ci fosse davvero bisogno di un seguito.

Giovani streghe è il classico film che, pur essendo pacatamente horror, con il tempo è riuscito a guadagnarsi uno spazio importante all’interno del genere stesso, definendolo quasi la punta di quel filone campy degli anni ’90, divertente e con contenuto, che coinvolge e tratta di argomenti importanti per la generazione a cui è rivolto. Il rito delle streghe (The Craft: Legacy in originale) riprende questa visione concettuale distaccandosi dall’horror ed accodandosi ad un discorso più vicino al teen-drama, sulla scia di prodotti commerciali di punta degli ultimi tempi come Riverdale, riproducendone le atmosfere cupe ed un utilizzo delle luci propriamente dark, prediligendo, così, i toni opachi a quelli chiari, con riprese fisse non particolarmente ricercate ed una narrazione abbastanza lineare.

Il pubblico a cui si rivolge è la nuova Generazione Z, quella dei social e dei like, rendendo anche lo stile dei messaggi da veicolare più attuale. Il tema del femminismo, sullo strascico del suo prequel, e soprattutto dell’amicizia femminile risultano formativi anche per questa pellicola rendendo il discorso più fluido e leggero, senza diventare pesante, utopico o discordante con le battaglie e i valori del nuovo femminismo, come successe nel 2019 con il remake di Black Christmas. Si toccano, inoltre, diversi altri punti come la sessualità, il razzismo ed il bullismo che negli ultimi anni sono diventati sempre più centrali nella vita quotidiana.

La narrazione si concentra esclusivamente su Lily (Cailee Spaeny) che fa amicizia con le streghe sognatrici di nome Frankie (Gideon Adlon), Tabby (Lovie Simone) e Lourdes (Zoey Luna). Le quattro amiche diventano inseparabili e nel crescere della loro amicizia accresceranno anche i loro poteri utilizzandoli, poi, sia a loro vantaggio che per aiutare gli altri. Il plot risulta essere semplice, molto simile al precedente, ma diverso nella sua realizzazione. La pellicola è leggera, appetibile, divertente, intrattiene nella sua durata e non si prende troppo sul serio rendendo il tutto più fruibile ma rimanendo forse incatenato a quella sfera commerciale che l’ha reso perfettamente confezionato per essere catalogato alla stregua di un B-movie.

Il rito delle streghe è quindi una ricostruzione meno impegnata del film precedente, trasporta le storie e le riadatta ai giorni nostri in modo adeguato, ma nonostante sia divertente, non riesce a riprodurre l’essenza trash e lo stile spontaneamente camp che avevano reso Giovani streghe un cult degli anni ’90. Non si percepisce mai nemmeno un vero senso di orrore, più che altro di soprannaturale, ma non abbiamo nessun tipo di sensazione inquietante o realmente spaventosa. La prima parte del film si adatta decisamente a quella tendenza di Hollywood di ricalcare, attraverso dialoghi o scene iconiche, il film precedente ma quando si arriva al plot twist, il collegamento che si viene a formare con il primo film in questo secondo capitolo appare quasi forzato e non necessario.

Preso separatamente il film riesce nella sua impresa commerciale e contenutistica parlando in modo adeguato ad una nuova generazione ed adattandosi a dei nuovi linguaggi che lo rendono decisamente invitante ed adeguato ai nostri giorni. Diversamente, se viene accostato al suo predecessore, il film sembra mancare di quella spinta in più che l’avrebbe, senza dubbio, inserito in quella serie di ottimi sequel cinematografici o remake dei quali, oggi giorno, si ha una notevole carenza.

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