
«Continua a ballare con il diavolo e un giorno ti seguirà fino a casa». Quando il cinema incontra la mitologia, bisogna far sì che il pubblico si senta davvero coinvolto in un contesto non reale: la struttura narrativa deve avere un determinato spessore, dev’essere logica nella sua finzione e Ryan Coogler, sceneggiatore e regista de I Peccatori (trailer), ne è consapevole.
Il vampire movie del 2025 è ambientato nel sud degli Stati Uniti, incorniciato dal periodo storico delle leggi di Jim Crow, basate sull’imposizione della segregazione tra bianchi e neri, una restrizione dei diritti stabilita dai cittadini bianchi degli ex Stati Confederati. Il cast vanta di Michael B. Jordan come protagonista in un doppio ruolo, interpretando Smoke e Stack, due gemelli veterani della Prima Guerra Mondiale e superstiti della realtà criminale di Chicago; decisi a lasciarsi il passato alle spalle, i fratelli tornano a casa nella Delta del Mississippi per iniziare una nuova vita.
La tranquillità tanto bramata ha una durata molto breve: nelle sole ventiquattro ore in cui si svolge la vicenda, Coogler decide di porre il pubblico dinanzi ad un’apparente calma, probabilmente eccessivamente prolungata, rendendo la narrazione piuttosto lenta. L’attesa, però, decide di farsi perdonare con un climax di tensione che esplode nel momento meno opportuno: nel corso di una serata danzante al ritmo di una coinvolgente musica blues, suonata dal giovane cugino dei gemelli, un piccolo gruppo di persone percepisce una forte attrazione verso codesta melodia e si avvicina alla casa.

In una delle scene precedenti, un uomo pieno di sanguinanti ferite corre verso la porta di una coppia per chiedere aiuto, ma la decisione di farlo entrare non si rivela delle migliori: da questo preciso istante, il male inizia a diffondersi. Sono proprio loro, ormai trasformati in vampiri, ad arrivare alla porta della casa presentandosi come musicisti che desiderano esibirsi con i loro magnifici canti, ma i gemelli non ne sono convinti e così, insospettendosi, ordinano loro di andare via. Il trio del peccato resta lì fuori ed è per questo che Mary, vecchio amore di uno dei due fratelli, decide di andarci a parlare per ricevere un guadagno dalla loro esibizione, pensando che la sua carnagione bianca come la loro possa creare un clima mite: grande errore. Da quel momento, ogni persona che mette piede fuori dalla casa non torna più ad essere la stessa creatura innocente di prima. La notte procede con inevitabili morsi al collo e macabre uccisioni che finiscono con l’essere delle rinascite; i personaggi non hanno più davanti a sé i loro cari, ma pericolose creature, arrivando alla consapevolezza di doversi scontrare con loro, pur di porre un punto alla perfidia che incombe sulle loro vite.
L’opera sembra perseguire una concezione di malvagità che non riguarda soltanto un punto di vista mitologico e sovrannaturale, anzi, essa mira alla rappresentazione di un’effettiva realtà: il male presente nelle radici della società, ponendo enfasi su uno dei più grandi mali di sempre, il razzismo. I Peccatori è anche questo: una minaccia che parte dai bianchi, da coloro che promossero differenze nel modo di condurre la vita, disuguaglianze basate sul colore della pelle. La sofferenza e il desiderio di sopravvivenza vengono raccontati attraverso le magistrali musiche di Ludwig Göransson, una colonna sonora che seduce il pubblico, invitandolo a danzare tra le tensioni della strage imminente.
Il finale inaspettato sembra suggerire un dolore che continua, come se ci fosse qualcosa di così ben radicato da non poter essere definitivamente annientato, ma qui non si parla più di mitologia, l’opera diventa la necessaria denuncia di una società che possiede una precisa ambizione verso gli esseri umani: dividerli.
Dal 17 aprile al cinema.