HUNGER GAMES – TWITTER DIXIT

La trilogia dei film di Hunger Games (il primo diretto da Gary Ross e gli altri da Francis Lawrence) è tratta dai romanzi fantasy di Suzanne Collins e narra di giochi sacrificali che ogni anno si organizzano nella capitale dello stato di Panem. 24 giovani provenienti dai 12 distretti sono i sacrifici di una ribellione antica contro il sistema di Capitol, i concorrenti devono uccidersi a vicenda finchè l’unico sopravvissuto verrà proclamato vincitore. Un sacrificio che la comunità deve compiere per il benessere temporaneo del proprio distretto. Questi giochi infernali però avvengono in una struttura di reality show, con un conduttore, le telecamere, uno studio accurato di uno stile/immagine coordinata dei concorrenti appettibile per il pubblico da casa. Le vittime sacrificali devono essere mediatici, infatti più piaci alla gente più avrai possibilità di salvarti attraverso l’aiuto di sponsor durante il reality. In questa America distopica della civiltà dello spettacolo troviamo il tema fondamentale del caprio espiatorio inserito in equilibrio tra il fiabesco e l’orrore.

La mia attenzione sulla saga è soprattutto rivolta alla partecipazione da parte del pubblico, sia come spettatori al cinema che come commentatori sui social, che hanno sottolineato molte tematiche interessanti a ridosso dell’uscita dell’ultimo capitolo della saga: Il Canto della Rivolta parte 2.
Ho così raccolto alcuni tweet di fan e critici per utilizzarli come punto di partenza di una breve analisi su alcuni temi fondamentali di Hunger Games.

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La percezione globale è che ultimamente Hollywood sta cambiando taglio stilistico e valoriale  riguardo le figure femminili all’interno dei suoi prodotti cinematografici. Gli ultimi esempi che mi vengono in mente sono sia degli action movies (come Scarlett Johansson in Lucy, o Charlize Theron in Mad Max) che degli ultimi film Disney (Brave, Frozen) dove nessun principe azzurro salva nessuna principessa. Però se ragioniamo sul genere fantasy e sui due prodotti che più si avvicinano ad Hunger Games – come Harry Potter e Twilight- dove non troviamo che donne marginali alla storia o protagoniste senza valori così forti. In Hunger Games la protagonista Katniss si propone volontaria a questi giochi infernali per salvare la sorellina,  in una trama in cui la formazione della coppia non è altro che in secondo piano, sorpassata da altri valori come l’amore fraterno e la giustizia sociale. La figura di Katniss, in linea con le nuove tipologie di donne forti di Hollywood, è stata descritta da molti come l’opposto del personaggio di Bella Swan, della saga di Twilight, un prodotto sia letterario che filmico che raccoglie lo stesso pubblico. Bella, interpretata da Kristen Stewart, non convince a causa sia dell’evoluzione psicologica del personaggio sia del suo atteggiamento in amore: non rappresenta altro che la pupa del vampiro Edward. Ma anche la recitazione stessa dell’attrice non piace; su internet sono famose le considerazioni negative sulla Stewart, ci sono veri e propri meme sulla sua mono espressione. Caso vuole che la Lawrence fosse stata scartata durante i casting proprio per il ruolo di Bella, appena preso dalla Stewart.

Un’altro tema che emerge da molti tweet è la percezione della protagonista-attrice.
Da una parte l’amata figura di Katniss viene così vista come tentativo di ribellione all’interno della storia di Hunger Games, come speranza contro il malessere di una “guerra” mediatica angosciosa. La figura di un’amazzone con arco e frecce che è coraggiosa senza dover però scimmiottare il ruolo di un uomo all’interno della storia. La sua tenacia è dettata dalle casualità della vita. Caccia per sfamare la sua famiglia dopo la morte del padre, si sacrifica per la sorella.
Dall’altra parte la stessa Jennifer Lawrence, amata tanto quanto il suo personaggio, si è rifiutata di dimagrire per le riprese del film, opponendosi alle regole di Los Angeles.
Katniss aka Jennifer è la rivoluzione che stiamo cercando?
Una figura di donna forte protagonista della saga che ridiscute i valori di una società patriarcale, dove a governare tutto, il deus ex machina, è il vecchio Presidente di Capitol che ha il potere di vita e morte su qualsiasi distretto.

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Altri tweet interessanti che ho trovato mettono in luce la contrapposizione tra Katniss e la figura femminile tipica americana.
L’idea di donna nell’immaginario americano viene legata ad una fragilità emotiva che implica una forza esterna (di solito fornita da un uomo) per sopravvivere alla realtà. Nel personaggio di Katniss tutto questo non accade, ha debolezze e paure ma la forza la trova dentro di sè. Non è invincibile, ha bisogno di punti di riferimento e deve in parte sottostare a delle regole della società ma non si affida mai all’uomo per sopravvivere, anzi, succede l’opposto.
L’ultima chiave di lettura che vi voglio proporre è sul tweet che compara in modo ironico la ricerca di Hunger Games e il femminismo ad un saggio su Beyoncè e l’atmosfera distopica. Sono stati scritti tantissimi libri sulle tematiche femministe della saga portando l’attenzione a certi valori che prima il grande pubblico teenager non trattava. In effetti è per la prima volta che tutta questa iniezione di emancipazionismo, di valori da amazzone, di considerazioni da parte del pubblico sia sui social che su libri, sono impacchettati in un blockbuster movie. In Hunger Games troviamo l’esempio di come la cultura pop è riuscita a veicolare in una trilogia di film da 690 milioni di incassi un messaggio assolutamente importante con denunce sociali e ragionamenti sul genere, senza rinunciare al grande pubblico di Hollywood.

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