#GhibliSuNetflix: La città incantata (2001)

Considerato da molti il capolavoro di Hayao Miyazaki, La città incantata (trailer) racconta l’avventura della piccola Chihiro in un mondo popolato da spiriti e dei. È l’unico anime ad aver vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino e un Oscar per il miglior film d’animazione.

Chihiro e i suoi genitori si stanno trasferendo in un altra città quando si perdono nel bosco e si ritrovano in un parco dei divertimenti apparentemente abbandonato se non non fosse per una grossa quantità di cibo caldo e invitante. I genitori di Chihiro ci si avventano senza complimenti, ma al tramonto il posto inizia a popolarsi di spiriti che arrivano per rifocillarsi nei bagni termali della strega Yubaba. I genitori di Chihiro vengono colpiti da un terribile incantesimo e la strada da cui sono venuti è ricoperta d’acqua. La piccola non può fuggire, ma un ragazzo misterioso di nome Aku cerca di aiutarla: se vuole salvare la sua famiglia, Chihiro deve chiedere un lavoro a Yubaba, perdendo il suo nome e i suoi ricordi.

Attraverso gli occhi di Chihiro scopriamo un mondo tanto pauroso quanto magico, creato ad arte da Miyazaki e dallo Studio Ghibli. La produzione del film iniziò nel 2000. Lo staff dello studio decise di impiegare la computer grafica a livelli minimi, solo per migliorare l’animazione tradizionale, come era già stato fatto per La principessa Mononoke. I risultati sono sorprendenti per la fluidità dei fotogrammi e la brillantezza dei colori. La ricercatezza del dettaglio nei disegni fa il resto: espressioni e movimenti, approfonditamente studiati e ripresi dal vero, sono così accurati da sembrare reali. La colonna sonora di Joe Hisaishi, storico collaboratore dello studio Ghibli, raggiunge momenti di una bellezza commovente.

La trama è liberamente tratta dal romanzo Il meraviglioso paese oltre la nebbia, della scrittrice giapponese Sachiko Kashiwaba. È la storia di formazione di una ragazza che per rimanere nella Valle della nebbia deve lavorare in una pensione gestita da un’anziana signora. Miyazaki non ha mai scritto la sceneggiatura di questo film, preferendo costruire l’impianto narrativo attraverso dei moodboard, disegno dopo disegno. Per il personaggio di Chihiro, una bimba un po’ paurosa e imbranata, ma sempre gentile e altruista, Miyazaki si è ispirato alla figlia di 10 anni di alcuni suoi amici. Decide che è quello il pubblico ideale al quale rivolgere la sua storia e mette in scena desideri, paure e atteggiamenti tipici di quell’età. Il risultato è un racconto fiabesco che affronta con candore temi universali che tutti, a qualsiasi età, possono apprezzare.

Lo scontro tra il vecchio e il nuovo, progresso e spiritualità è il perno di molti film di Miyazaki. Ma non si riduce mai alla distinzione netta tra bene e male. Ne La città incantata i due opposti di questo conflitto addirittura coincidono. Gli spiriti millenari del bosco si sono riappropiati di un luogo abbandonato dagli uomini, assumendone però usi e costumi. Anche il mondo degli spiriti ora ruota intorno al denaro e al lavoro. La cupidigia, rappresentata dalla padrona Yubaba, regna sovrana, e solo l’altruismo e la gentilezza disinteressata di una bambina possono sconfiggerla. 

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