F1-Il film, la recensione: una brillante mossa di marketing

Circuito di Jerez de la Frontera, Spagna, 1993: un tragico incidente pone anzitempo fine alla carriera del talentuoso astro nascente della Formula 1, Sonny Hayes (Brad Pitt). Sonny vede il mondo crollargli addosso, costretto ad allontanarsi da un sogno che sembrava lì, a portata di mano. Ma la passione per le automobili è talmente forte da diventare una ragione di vita, dividendosi tra le corse nelle categorie inferiori e la dipendenza dal gioco d’azzardo. È questo il quadro iniziale del protagonista di F1-Il film (trailer), diretto da Joseph Kosinski, prodotto da Apple e distribuito da Warner Bros.

La malinconica, seppur frenetica, quotidianità di Sonny Hayes viene interrotta dalla visita dell’ex compagno di squadra e amico di lunga data Ruben Cervantes (Javier Bardem), che gli propone di aiutarlo a risollevare le sorti del suo team di F1, l’APXGP, ormai prossimo al fallimento. Lo scenario è quanto mai complicato. Sonny, che non corre in Formula 1 da trent’anni, è chiamato a schivare l’iceberg del disastro economico per un team spinto verso il baratro dai suoi stessi investitori, interessati a far piazza pulita e monetizzare. Accanto a lui, il nuovo compagno di squadra, il rookie Joshua Pearce (Damson Idris), astro nascente il cui immenso talento rischia di
soccombere alla sua altrettanto immensa vanità. Entrambi sono serviti da una macchina non abbastanza competitiva per poter lottare ai vertici.

La premiata ditta Kosinski-Krueger, già collaudata in Top Gun: Maverick, torna con un prodotto per certi versi simile. La dichiarazione d’intenti è quanto mai lampante: intrattenere ed incassare. F1 rappresenta una grande operazione di marketing, capace di cavalcare il successo del documentario Netflix Formula 1: Drive to Survive, portando sul grande schermo l’universo della Formula 1, con la partecipazione di piloti reali all’interno del cast e della figura di Lewis Hamilton come produttore.

F1 il film, recensione

Il risultato è uno spettacolo che incarna pienamente l’etimologia dell’aggettivo hollywoodiano: Kosinski restituisce con un realismo mai visto prima le dinamiche di gara, facendo dell’adrenalina, che riesce brillantemente a trasmettere, il punto di forza del suo film. La trasposizione cinematografica del mondo automobilistico può dirsi riuscita, arricchita da numerosi ammiccamenti agli appassionati di motori. A farne le spese è però la componente prettamente narrativa: se è vero che le tecniche di ripresa sono di prim’ordine, è altrettanto vero che la trama rappresenta uno dei cliché hollywoodiani per definizione. Il declino e la rinascita di Sonny sono tanto prevedibili quanto già visti; ogni personaggio compie il proprio percorso di redenzione in modo lineare, culminando in un lieto fine dalle forti tinte a stelle e strisce.

Il personaggio di Pitt, già cimentatosi nel film sportivo MoneyBall, è cucito su misura: pavido e sfrontato al tempo stesso, deve fare i conti con i fantasmi del passato, oltre a vestire i panni del mentore per un ottimo Damson Idris, sfacciato giovane pilota che si ritroverà a mutare profondamente. La credibilità sportiva è sacrificata tanto
quanto quella cinematografica: il film affida a dinamiche che sarebbe un eufemismo definire fantasiose, su cui è necessario chiudere non uno, ma due occhi.

Insomma F1-Il film presenta evidenti limiti che tuttavia non intaccano il fine ultimo della pellicola di Kosinski: per quanto imperfetta, l’adrenalina trasmessa dal regista, accompagnata dal solito, maestoso Hans Zimmer, riesce ad emozionare e a tenere incollato lo spettatore allo schermo, che finisce ben volentieri a fare spallucce di fronte ad una storia francamente tutt’altro che irresistibile oltre che già vista.

In sala.

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