Elio, la recensione: una tenue stella chiamata Pixar

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Se nel mondo si pensa di essere soli, allora tanto vale cercare qualcuno distante dalla Terra. La solitudine è il tema centrale del nuovo film Disney Pixar Elio (trailer), nel quale l’omonimo protagonista, appassionato di U.F.O., viene adottato dagli alieni.

Sin da subito, però, sorge un dubbio. Appare il classico logo Disney e poi parte il film. Dov’è il logo Pixar? Si potrebbe ragionare per giorni sul perché manchi un logo epocale, sul perché la Pixar non si sia voluta far riconoscere tra le immagini iniziali di questo lavoro. Una scelta singolare, che potrebbe preannunciare l’amalgamazione di un importante apparato d’animazione col grande organismo Disney. I numerosi fallimenti economici da parte di entrambe, potrebbero far presagire una fusione. Ma Pixar è Pixar, e deve rimanere così.

L’estetica è ancora il punto forte in Elio, non si smentisce mai. Colori brillanti e luoghi sconosciuti, strade luminose che si mescolano fra di loro in un mondo confusionario ma mai rigettante. Ti sprona a scoprirlo, in ogni piccolo dettaglio; è un dispiacere che sia soprattutto superficie. L’universo esplorato ha poche zone veramente scoperte dalla videocamera. Un’estetica meravigliosa che non si ferma mai per apprezzare la bellezza, ma la trascura, mettendola sfocata dietro ai protagonisti, oppure vista solo da lontano.

Anche la regia non brilla d’innovazione. Se, tutto sommato, la fotografia attrae l’occhio dello spettatore con numerosi colori a schermo che rendono il tutto molto affascinante, la regia non colpisce mai. Qualche silenzio nelle scene ansiogene, oppure i totali ambientati nello spazio o davanti al mare, sono le idee più forti del film. A parte questo, non c’è quasi per nulla innovazione. La regia cita i classici dell’horror sci-fi, ma non era così prima: la Pixar citava raramente, ma soprattutto veniva citata.

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Se poco fa si è scritto di solitudine, il film approfondisce questo tema concentrando il tutto su una frase: «Siamo soli?». Forse il messaggio più interessante e coinvolgente di Elio, dato il doppio significato che ottiene man mano. “Siamo soli nell’universo?” è la domanda che sprona la storia a muoversi; “Siamo soli nella vita?” è la domanda che sprona il protagonista a muoversi, a rincorrere l’amicizia con così tanta foga da voler fuggire dalla Terra.

Il paragonarsi ad un te migliore, che sia un genitore o qualcos’altro, è quello che il film vuole evitare che lo spettatore faccia, essendo un comportamento inutile. Tu sei tu, e sei riconoscibile perché sei tu. Anche nei tuoi difetti. E questo messaggio, rispetto alla retorica degli ultimi lavori Disney, è accompagnato più armoniosamente. Si lascia scorrere tra i filamenti del film, e non è rigettato in faccia allo spettatore. Elio, anche se comprende il messaggio, attua comunque decisioni non proprio condivisibili e leggermente ipocrite. Il film tenta di giustificarle con qualche scena corale, ma sono troppo fulminee per colpire sia lo spettatore che il protagonista.

Ultimo punto forte: i design degli alieni. Mentre il protagonista è un misto fra vari altri personaggi Pixar, gli alieni sanno avere delle loro peculiarità. Non saranno caratterizzati perfettamente nelle loro personalità, ma per quanto riguarda l’estetica sono perfetti. Sia per approfondirli, che per appassionare maggiormente lo spettatore, il film sarebbe dovuto durare un’oretta in più. Per i problemi produttivi che pare abbia avuto, ciò era impossibile, e qualche dettaglio si perde nello spazio. Profetico anche il lato guerrafondaio di alcuni personaggi, e il lato più pacifista di altri, in un momento così triste per il nostro pianeta.

Tutto sommato, questo film è un passo in avanti per la Pixar: i temi trattati, ma soprattutto come vengono trattati, ricordano l’epoca d’oro. Inoltre, fa ridere, che non è scontato. Solo che, ai tempi dei capolavori, i film erano per tutti, grandi e piccini. Ora sembra si voglia spostare più verso la seconda categoria, lasciando i bambini divertiti e i grandi con qualche sorriso e niente più.

Al cinema.

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