#ROMAFF15: Cosa sarà, la recensione

Cosa sarà

La vita sembra volerci insegnare sin da subito la sua ingiustizia. Già nei primi anni mette in chiaro quali dovranno essere le aspettative per il futuro. E quindi ecco che non ci stupiamo di fronte all’immagine di un bambino che ruba ad un altro le sue macchinine, con la promessa di riportarle indietro. Perché in fondo la vita è così, è ingiusta, tanto vale rassegnarsi. Ma lo è davvero? Cosa sarà (trailer) di Francesco Bruni vuole smentire quest’assioma e infondere speranza al pubblico della Festa del cinema di Roma, speranza di cui tutti abbiamo bisogno, ora più che mai.

Ad interpretare il protagonista di questa commedia è Kim Rossi Stuart, sullo schermo Bruno Salvati, regista di commedie che non fanno ridere, genitore di due figli, ex marito e figlio di un padre esuberante che per tutta la vita lo ha ritenuto prima un bambino e poi un uomo fragile. Ma Francesco Bruni sottolinea l’importanza di questa fragilità e il lusso che è la fragilità stessa per alcune persone. Ecco quindi che Bruno si ritrova nella condizione di doverla abbracciare la sua fragilità, di dover chiedere aiuto. Perché gli diagnosticano una particolare forma di tumore per la quale è necessario un trapianto di midollo. Sembrerebbe iniziare così un viaggio verso l’inesorabile.

Il film tenta di sorprendere lo spettatore con una struttura temporale ad anello, che sfrutta principalmente il flashback per raccontare l’importanza dei legami tra persone, che siano essi di sangue oppure no. Si è dimostrato essere infatti questo il fil rouge dei film che, in un modo o nell’altro, trattano la malattia e che son stati presentati nelle varie sezioni della Festa (Supernova, Sul più bello, Nowhere Special). Intessere rapporti con le persone potrebbe potenzialmente salvare la vita, sicuramente rendere più piacevole il suo corso. Per questo i personaggi sono i pilastri sui quali poggia Cosa sarà. E per questo un Kim Rossi Stuart non al massimo della forma, e non a causa del personaggio che interpreta, è un vero peccato.

Non è sicuramente un ruolo semplice quello che si ritrova ad affrontare l’attore, ma è principalmente lui a smorzare l’entusiasmo per una commedia tutto sommato ben scritta, che riesce nell’impresa di divertire nonostante tutto. Se i personaggi secondari convincono lo spettatore, coinvolgendolo nella storia, è proprio il protagonista ad allontanarlo, con un’interpretazione altalenante, che alterna troppi alti e bassi e rischia di compromettere l’intero film.

La pellicola è però comunque in grado di raggiungere forti picchi emozionali, e fin proprio alla fine, quando sullo schermo compare la dedica a Mattia Torre e la sala applaude, commossa. Perché ad ogni modo Francesco Bruni con Cosa sarà riesce a commuovere, pur non avendo scritto un film perfetto, anzi, per certi versi fragile. Ma in fondo è proprio lui ad insegnarci che essere fragili, a volte, va bene.

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