Chernobyl, episodio uno: 1:23:46

Chernobyl

La paura fa da padrona nelle ore successive all’esplosione del nocciolo. Paura di perdere la propria posizione, la propria fede nel socialismo, la propria vita. Dalla paura scaturiscono fantasiose ricostruzioni e giustificazioni dell’incidente. “Se è vero, noi siamo morti e milioni di persone moriranno. È questo che vuoi sentirti dire?” La realtà però rimane lì, semplice, dura, essenziale per quanto incredibile; come la messa in scena che ci mostra senza abbellimenti di sorta la morte di ingegneri nucleari, pompieri, militari. Si ignora la realtà come si ignora di essere dei condannati. Così assistiamo ai tentativi di raffreddare un nucleo che non c’è più.

Al centro della puntata c’è l’evento, più che le persone. Tutti coloro che vediamo si prodigano a seguire ordini che non hanno più senso, ma che tuttavia vengono eseguiti in quanto tali. Automi che per l’ultima volta si abbandonano ciecamente al rituale del potere, senza sapere o ignorando il fatto che, ormai, è un rituale di morte e quella è una processione verso il patibolo. Noi spettatori, però, abbiamo letto la sentenza di condanna a morte nella Storia. Ce lo dice Chernobyl stessa nella primissima scena: un uomo si suicida, ma una rapida inquadratura ci mostra un fazzoletto macchiato di sangue. Quel destino autoinflitto tramite un cappio al collo è stato solo una scorciatoia per una meta già vicina. Una morte necessaria alla verità, dopo milioni di morti per l’illusione.

Questo si vede nel primo episodio di Chernobyl (qui il trailer), nuova serie HBO, distribuita da Sky in Italia. Il tentativo di ignorare un evento traumatico tramite la fantasia. Invano. Vedremo se nelle prossime puntate la serie seguirà questa voglia di verità del suo (futuro) protagonista.

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