Antebellum, la recensione del film con Janelle Monáe

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La Lionsgate è una casa di produzione e distribuzione cinematografica che ha, nel corso dei suoi ventitré anni di attività, spaziato su una molteplicità di progetti. Tra i film che ha distribuito troviamo nomi quali Grizzly Man, La La Land, Knives Out, ma anche Quella casa nel bosco, film che sembrerebbe di molto discostarsi dai tre precedentemente citati, ma con i quali, in realtà, condivide la voglia di sperimentare sul meccanismo cinematografico, anche se elaborata in maniera differente. Non c’è da stupirsi allora che nella parte produttiva della Lionsgate troviamo The Blair Witch Project (e il sequel Blair Witch) e anche il recentissimo Antebellum (trailer), disponibile su Amazon Prime Video.

Quest’ultimo, coprodotto da Edward H. Hamm Jr. e Sean McKittrick (produttori di Get Out e Us) e diretto da Gerard Bush e Christopher Renz, manifesta una spiccata capacità di ragionamento sulla contemporaneità e anche sull’audiovisivo in sé. Capacità che, però, si perde all’interno di una maglia, forse, troppo intricata che non permette di distinguere la leggera demarcazione tra la sensazione di vuoto e il colpo di genio.

Antebellum si apre con una sequenza che, già in potenza, mostra allo spettatore tutta la forma e il contenuto del film che si sta apprestando a vedere. Con una vera e propria ouverture, marcata dall’utilizzo della tipologia di musica e del piano sequenza, fin dalle prime note visive il meccanismo di significazione cinematografico lascia la sua impronta. La macchina da presa si adegua al ritmo di ciò che inquadra: dalla bambina che saltella, ai soldati che marciano, alla fatica e alla paura degli schiavi afroamericani, fino al dolore introdotto insieme al volto della protagonista della storia Veronica/Eden, alias Janelle Monáe (Moonlight, Il diritto di contare).

Il tutto però risulta straniante, infatti, sebbene siano mostrati quadri estremamente pesanti a livello emozionale, in quanto l’intero piano sequenza è ambientato all’interno di una piantagione di cotone dei Confederati, la musica e l’uso cadenzato del piano sequenza, insieme a una fotografia particolarmente satura, danno l’idea di uno spettacolo surrealista, finto e distaccato. Questa sensazione è portata avanti, durante tutto l’arco del film, anche grazie al lavoro di ricomposizione della stessa struttura narrativa.

Antebellum

In un film solitamente è facile riconoscere una basica struttura in tre atti, all’interno dei quali si può intravedere un viaggio che porta il protagonista da un mondo ordinario a uno straordinario fino al ritorno a quel mondo ordinario dove riapproda totalmente cambiato. In Antebellum si ha un capovolgimento di questa dinamica. Se ciò, da un lato, contribuisce allo straniamento anticipato dall’ouverture iniziale, il forte lavoro di set up e pay off permette al pubblico di non leggere quest’anomalia come disturbante ed errata. Tuttavia, nel modo in cui l’intero film, in aggiunta a questo stravolgimento, si discosta dai propri protagonisti (la cui caratterizzazione è quasi assente) si ha la netta sensazione di una mancanza. È qui, quindi, che entra in gioco quella sottile linea tra il vuoto e il colpo di genio.

L’intero film, già dalla prima sequenza, ma anche nel modo in cui ha modificato i cliché strutturali, mostra la propria connessione ai meccanismi del dispositivo cinematografico stesso. La domanda che sporge spontanea se ci si ferma a riflettere un po’ di più dopo il film è dunque: se l’effetto disturbante di vuoto, di mancanza, fosse voluto al fine di rendere conscio lo spettatore di come viva in una realtà appannata, incapace di cogliere quanto ancora sia mastodontico il razzismo e l’apparato discriminatorio negli Stati Uniti? Se l’intera ouverture non fosse altro che una metafora della realtà surrealista e finta in cui gli spettatori vivono tutti i giorni, ignari della reale sofferenza che si cela dietro un apparente teatrino? Il problema tuttavia è: a quanti spettatori, finita la visone, verrà la voglia di portare avanti questo ragionamento prima di passare al prossimo contenuto audiovisivo bollando Antebellum come un qualcosa di carino, ma trascurabile? 

Insomma, Antebellum è sicuramente un’operazione affascinante se analizzato all’interno dei meccanismi cinematografici. Tuttavia, rimane un film con del potenziale, ma che non si applica. Interessante, ma non abbastanza.

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