American Gods, la recensione della terza stagione su Amazon Prime Video

American Gods

Con una terza stagione più eccentrica che mai, American Gods (trailer) si conferma uno dei prodotti televisivi più audaci del momento. Di certo il formato filmico permette uno sviluppo ben più interessante dell’idea di Neil Gaiman: la sola resa visiva è sufficiente a rendere giustizia all’idea di fondo. L’inconoscibilità dei limiti di vecchi e nuovi dei, come dei piani di Wednesday (Ian McShane), permette al regista uno sviluppo totalmente libero. Invece di perdersi nell’inseguimento di una coerenza narrativa, si lascia agire la sospensione dell’incredulità. Il risultato è più che mai soddisfacente, soprattutto perché non i personaggi sono sacrificati alla trama, bensì il contrario.

L’andamento lineare della trama originale viene turbato costantemente. C’è una guerra che incombe, ma non sembra avere alcuna fretta di arrivare. L’avvicinamento lento e costante al climax promesso, però, non diventa mai estenuante. Invece, lo sviluppo si arricchisce di trame e sottotrame, al punto che il conflitto stesso sembra passare in secondo piano. I personaggi diventano trasversali, mutano continuamente, anche fisicamente. Il loro carattere divino permette una malleabilità quasi infinita. Da qui, lunghi excursus in altre epoche e divagazioni di ogni tipo.

American Gods, la recensione della terza stagione

Così strutturata, e arricchita di sequenze oniriche, la serie procede piacevolmente, nonostante una trama che talvolta sembra farsi ripetitiva. L’istrionismo di Wednesday e lo stupore iniziale, infatti, presto non sono più sufficienti. Quando poi il conflitto imminente scivola sempre più sullo sfondo, la struttura narrativa comincia a scricchiolare. Infatti, se l’attesa del climax è ridimensionata dallo spazio dedicato ai personaggi, questo porta a una certa dispersione. La compromessa linearità della trama, da punto di forza rischia di trasformarsi in una debolezza, e talvolta lo spettatore ha il dubbio che una struttura effettivamente esista.

Il materiale romanzesco è probabilmente esaurito, e non resta che navigare a vista. Nello scontro tra vecchio e nuovo mondo, gli dei protagonisti soffrono di uno smarrimento che tarda ad acquisire di significato. L’imperscrutabile Wednesday è sempre in bilico: i suoi vagheggiati piani di battaglia cominciano a sembrare fumo negli occhi. Tuttavia, lo smarrimento non si fa statico. La serie soffre momenti di confusione, ma il costante aprirsi del mondo narrativo non soffoca mai del tutto un pur lento avvicinarsi di punti di svolta.

Se però la conclusione non conclude nulla, c’è il rischio che le risposte non arrivino. Pare infatti che, causa il calo di ascolti, American Gods potrebbe non avere una quarta stagione. Ciò non stupisce, data l’unicità della serie, che si discosta ampiamente dal canone. Tuttavia dispiace che un prodotto così coraggioso non venga premiato. Non tutto però pare perduto. La serie, pur cancellata, potrebbe avere un’altra prosecuzione. Sarebbe l’unica possibilità per scoprire se un raccordo per i vari sentieri narrativi era previsto. Diversamente, ci troveremmo di fronte a un affascinante labirinto inconcluso. Un’architettura ampia e particolare, ma di cui non si vedrà mai l’uscita.

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