#Sordi100: 5 frasi per raccontare Alberto Sordi, un simbolo del nostro Paese

alberto sordi

Il 15 giugno 1920 nasceva a Roma un bambino che avrebbe segnato il cinema mondiale e che sarebbe diventato un eterno rappresentante del nostro Paese. Stiamo parlando di Alberto Sordi che quest’anno ricordiamo nel centenario della sua nascita, anniversario peraltro condiviso con Federico Fellini, altro grande maestro del cinema e amico di Albertone. Non a caso gli è stato affidato questo superlativo: Alberto Sordi, infatti, non è stato soltanto un attore, un attore romano, un attore italiano ma è stato uno dei simboli della cultura italiana all’estero grazie ai suoi film ma soprattutto alle tante frasi simboliche pronunciate dai suoi vari personaggi che hanno popolato gli schermi per quasi cinquant’anni.

“Buonasera amici e nemici, grandi e piccini, vicini e lontani che siete in ascolto. Buonasera. Sono il vostro Mario Pio, null’altri che il vostro Mario Pio. Il vostro devoto consigliere, il vostro affezionato inconfidente”

Ospite alla Corrida di Corrado nel 1991, Albertone si ritrovò a reinterpretare il personaggio radiofonico a cui lui è più affezionato, quello di Mario Pio. “Chiamandomi a fare Mario Pio, io ti sono grato, significa ritornare agli anni della mia giovinezza in cui trasmettevo da quella saletta di via Asiago alla radio”. Ebbene sì, la fortuna di Sordi non iniziò sul grande schermo bensì in radio e nelle sale di doppiaggio dove ebbe modo di doppiare la voce di Oliver Hardy del duo Stanlio & Ollio. Dal 1946, con il Signor Dice e poi con i personaggi di Conte Claro e Mario Pio, iniziò la carriera in radio che fu tanto florida da fargli conquistare nel 1949 “La maschera d’argento”. Già nelle sue maschere radiofoniche si intravedevano quei tratti che avrebbero contraddistinto i suoi più famosi tipi cinematografici.

“Maccarone…m’hai provocato e io te distruggo, maccarone! Io me te magno!”

Arriva l’americano per liberarvi dalla noia” così era presentato il film in cui viene pronunciata una delle battute (se non la Battuta) più memorabili di Albertone. Una scena assai emblematica in tutto il mondo perché unisce il mito Sordi e poi un altro mito della cultura italiana, la pasta. Nel 1954 esce al cinema “Un americano a Roma” e Sordi aveva già lavorato con Fellini ne “Lo sceicco Bianco” e ne “I vitelloni” in cui viene sdoganato il famoso gesto dell’ombrello con la famosa pernacchia pronti ad accompagnare “Lavoratori…lavoratori della malta….”.

Inizia dunque in questo periodo l’assimilazione “Sordi-Italiano medio” che caratterizzerà l’attore per tutta la sua filmografia e che lo renderà famoso anche all’estero. Dall’essere un americano all’essere un vigile per poi diventare un soldato, un vedovo, un medico della mutua, un borghese piccolo piccolo, un marchese. Tante sono state le maschere indossate da Albertone e ognuna di queste ha fatto sì che lo spettatore italiano potesse ritrovare in lui tutti i suoi vizi ed anche, a volte, qualche virtù.

“L’unica che ha il potere di bloccare tutti è Mina, Minona che canta…quanto sei bella, sei la più grande cantante del mondo, sei grande, grande, sei ‘na fagottata de roba sei”

1966: è l’ultima edizione di “Studio Uno” il varietà con cui Antonello Falqui e Guido Sacerdote hanno trionfato nella giovane televisione italiana. In quell’edizione, Mina con la sua rubrica “L’uomo per me” dilettava il pubblico intervistando e duettando con grandi protagonisti del cinema italiano. Ovviamente toccò anche ad Albertone che proprio in quell’occasione definì la grande stella della musica italiana “ ’na fagottata de roba”. Dopo quella prima apparizione sul piccolo schermo su cui non esitò ad ironizzare, un altro memorabile duetto fu quello con Raffaella Carrà e Corrado a Canzonissima nel 1970 fino all’esibizione al festival di Sanremo 1981 con “E va’, e va’”.

Negli anni Ottanta fu ospite anche di “Pronto Raffaella” e di “Fantastico” e proprio alla fine del decennio, nel 1989, è stato protagonista di un momento emozionante, la consegna del Telegatto a Maurizio Costanzo che commentò la vittoria in questo modo: “la cosa che più mi emoziona è che io nutro una passione sfrenata per Sordi. Questo sesto Telegatto me l’ha dato Sordi e io posso anche concludere qua perché me l’ha dato lui”.

“E che so matto? Me metto un’estranea dentro casa?!”

La dimensione privata di Albertone era completamente diversa da quella pubblica sia cinematografica che televisiva. Quando gli veniva chiesto il motivo del suo celibato, lui aveva sempre la risposta pronta e diceva che non avrebbe mai voluto un’estranea dentro casa. Il motivo stava forse nell’attaccamento molto forte a due figure femminili per lui molto importanti: le sue due sorelle Aurelia e Savina.

Nonostante questo suo atteggiamento giudicato da molti misogino, di amori e flirt Alberto ne ha avuti diversi. Il fidanzamento più lungo durato ben nove anni fu quello con Andreina Pagnani, un colpo di fulmine che poi però svanì. L’attore ne parlò ad Enzo Biagi in un’intervista: “Andreina non ha mai fatto cenno al matrimonio, si figuri se io le proponevo di sposarla. Sono stato sempre sincero con le donne”. Tante altre sono state le donne con cui lui ha lavorato o che ha conosciuto (persino la principessa Soraya) ma due sicuramente sono state quelle che per lui hanno rappresentato molto: Silvana Mangano e Monica Vitti.

“Roma è un museo a cielo aperto, ci sono opere uniche al mondo, tuteliamole e puntiamo sullo sviluppo turistico non solo di Roma ma dell’Italia intera. E poi cambiamo sistema di vita, basta con queste auto, per le auto si rischia di far crollare il Colosseo.”

Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, Roma fa ad Albertone un regalo eccezionale: Francesco Rutelli gli cede per un giorno la fascia di sindaco della Capitale. In questa occasione, ha avuto modo di esprimere la sua opinione su cultura e ambiente portando avanti dei temi su cui ancora oggi si discute animatamente. In quell’occasione Rutelli disse: “nessuno mai ha avuto un riconoscimento simile. Sordi però rappresenta la sfida degli italiani, quella di migliorare se stessi conoscendo i propri limiti e le proprie risorse, ecco perché lo abbiamo voluto sindaco per un giorno”. Così un altro personaggio si è aggiunto alla carrellata dei tanti interpretati da Albertone. Che rimanga solo un personaggio però perché Sordi il sindaco vero non lo farebbe neanche per un’ora: sono troppe responsabilità.

Con queste cinque frasi (anche se ce ne sarebbero molte altre) si possono riassumere i lati artistici e personali di Albertone, una colonna portante del cinema italiano, una leggenda, un mito che tutto il mondo ci invidia ma che in realtà è tutto nostro.

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