#AFF17: First Love, Il ritorno di Miike Takashi

Sbarca alla Casa del Cinema, in occasione del diciassettesimo Asian Film Festival il centotreesimo film di Miike Takashi: First Love (trailer). Il regista giapponese è noto per la sua poliedricità e la sua capacità di generare immense commistioni fra i generi integrando sequenze tipiche di un genere in opere cinematografiche riconducibili a generi del tutto diversi. Miike ha una lunghissima carriera cominciata nel mercato Home Video giapponese per poi approdare al Cinema vero e proprio grazie ai festival internazionali che lo hanno ospitato e reso di fama mondiale.

First Love è la storia di un pugile ma al tempo stesso di una spietata famiglia yakuza, di una schiava costretta dai debiti a prostituirsi ed allo stesso tempo di un poliziotto corrotto e di un infame che lavora trasversalmente fra criminalità e giustizia per il suo guadagno personale, ma si potrebbe anche considerare la storia di una integerrima ma violentissima donna poliziotto, oppure un brutale racconto di avidità e teste mozzate. La trama di un film di Miike Takashi cambia a seconda delle preferenze dello spettatore dato che si tratta di un complesso caleidoscopio di personaggi, azione e violenza. Resta pur sempre vero che al centro del racconto c’è una storia d’amore fra un giovane pugile ed una sconosciuta resa schiava ed ossessionata dallo spettro di un uomo nudo in impermeabile.

Risolta la spinosa questione della trama, possiamo concentrarci sul più pop e postmoderno dei registi contemporanei giapponesi. Il film non rallenta la sua corsa per un solo istante, siamo trascinati in una storia incredibile ed improbabile, così ai limiti della logica del cinema da sollevarsi dalla sua natura fisica filmica per divenire all’improvviso un vero e proprio anime, potendo così risolvere alcune situazione troppo paradossali perfino per un genio del paradosso raccontato come Miike. L’opera è una gioia per gli occhi ed un divertimento insano per la mente, che va vista nella dimensione del fumetto e del grottesco per comprendere e dare senso ai personaggi malati ed immorali che la compongono, solo così è possibile gustarsi fino in fondo l’eroico bagno di sangue che il regista regala ad uno spettatore senza pregiudizi e abituato al mondo dei manga e dei videogiochi.

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