#Venezia77: The Key, la recensione

Quest’anno, oltre ai nuovi progetti in concorso e fuori concorso, Venice VR Expanded ha reso disponibile sulla sua piattaforma digitale anche il vincitore dell’edizione 2019. The Key (trailer), prodotto per Facebook’s Oculus, ha portato l’autrice Céline Tricart alla vincita del Gran Premio della Giuria per la Migliore opera VR immersiva. In questa edizione, la regista e sceneggiatrice statunitense ha poi avuto l’onere e l’onore di presiedere alla Giuria del Venice Virtual Reality 2020. È quindi dovuta una retrospettiva sull’opera vincitrice dello scorso anno, soprattutto a seguito di un’edizione in cui, curiosamente, Oculus non ha portato a casa alcun premio, a favore invece di Vive.

The Key è un viaggio metaforico dentro al mondo dei sogni. Ci troviamo in una dimensione grigia, astratta, un incubo dove i colori sono andati perduti. Vaghe visioni ci balenano davanti, ma è difficile intravedere qualcosa di riconoscibile, un punto di riferimento concreto. La voice-over che sembra provenire dal profondo della nostra coscienza ci suggerisce di inseguire l’unico appiglio speranzoso, vitale: una chiave, che spicca luminosa e colorata. Il viaggio interattivo attraverso i nostri mostri interiori e le nostre psicosi ci farà esperire paura, dolore, perdita. Ma inseguendo la chiave un nuovo mondo è vicino, e con esso i colori, le gioie, la bellezza. Il viaggio, però, non termina qui. Il risveglio dalle meraviglie dell’universo onirico può essere deludente, specialmente se ad attenderci c’è una dura, tormentata realtà. Eppure, non tutto è perduto di quella fantastica odissea animata: è la piccola chiave dorata, che rimarrà per sempre con noi.

In appena venti minuti, The Key riesce a condensare una straordinaria profondità psicologica. Come la chiave dorata ci libera dal grigiore dei mostri, il viaggio onirico schiude lo scrigno dei più profondi segreti identitari, portando alla luce un tesoro prezioso per il risveglio alla vita reale. Il mondo dei sogni è realizzato interamente in animazione, con risultati che, lontani da ogni cliché favolistico, veicolano un’alta credibilità archetipica e metafisica. Questo VR si distingue da molti altri per la fluidità con cui l’interazione rafforza la partecipazione emotiva, senza infrangere “l’incantesimo” dell’immedesimazione spettatoriale. È il punto di forza che rende avanguardistica la sceneggiatura di The Key e il suo storytelling emozionale.

L’opera di Céline Tricart offre un’esperienza potente e pienamente appagante. Nel momento in cui lo spettatore si toglie il visore tornando alla realtà “non virtuale”, non può non ripensare al gioco di significati tra sogno e risveglio, un gioco che sembra non avere confini. La vittoria di The Key è importante anche per il chiaro contenuto politico (su cui mi sono mantenuta volutamente vaga), un messaggio di speranza e di solidarietà nei confronti dell’incubo a occhi aperti vissuto dai rifugiati di guerra in Serbia. Un grido di dolore che non deve cadere nel vuoto.

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