The Odd Family: Zombie on Sale, il Far East Film Festival e le cult comedy zombie

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Una commedia globale e alla portata di tutti. Anche quest’anno la Corea del Sud si presenta al Far East Film Festival di Udine e lo fa portando un gran numero di film, ma, tra questi, quello che nella prima metà della settimana sembra riscuotere maggior consenso dal pubblico è sicuramente The Odd Family: Zombie on Sale del regista Lee Min-Jae, che porta sullo schermo, in anteprima internazionale una zombie reverse comedy molto divertente e accattivante.

Ovviamente non stiamo parlando di una storia zombie alla George Romero, con non-morti seri, lenti ma inesorabili e con un nascosto messaggio politico all’interno, ma parliamo di un film che fa parte del filone di Zombielanddi Ruben Fleischer e del precedente Shaun of the Dead di Edgar Wright, ai quali vengono riservate diverse citazioni all’interno dell’opera. Sembrerebbe proprio che anche quest’anno il Far East possa aver scoperto un piccolo cult horror comico, l’anno scorso infatti l’organizzazione aveva presentato in Italia dal Giappone il film One Cut of the Dead di Shinichirō Ueda, diventato fenomeno mediatico e passato poi in diverse sale ottenendo un buon riconoscimento, anche da tutta quella parte di pubblico che del cinema asiatico poco conosce, soprattutto grazie all’utilizzo di una comicità universale che trascende barriere sia linguistiche sia culturali. La pellicola di Min-Jae ha avuto a disposizione un budget sicuramente maggiore di quello del film giapponese, che ammontava solamente a tre milioni di Yen (24 mila euro), e proprio per questo vanta una maggiore spettacolarizzazione visiva e una maggiore esteticità dell’immagine, ma, a livello di innovazione narrativa, non è in grado di reggere il confronto con il film di Ueda.

La storia giapponese è infatti molto più rivoluzionaria di quella coreana, che difetta di alcuni momenti di comicità utili a nascondere una semplicità della storia, non lasciando troppo spazio di riflessione allo spettatore tra una risata e l’altra in modo tale da impedirgli di porsi troppe domande. Tuttavia, ciò non toglie che i momenti comici chiave siano ben pensati, dimostrando una lucidità della messa in scena di ogni singolo personaggio, ognuno dei quali possiede una caratterizzazione molto marcata e veramente personale in grado di mantenere senza nessun problema la separazione dei ruoli, impedendo così che nessuno di questi venga messo in ombra dagli altri o che perda di valore umoristico.

Una grande differenza però rimane tra questi due prodotti e potrebbe pregiudicare una possibile uscita in sala del film di quest’anno. Per quanto più semplice e più povero, One Cut Of The Dead rimane una pellicola dal sapore più orientale rispetto a The Odd Family e, benché questo possa sembrare un malus, è stato proprio una delle motivazioni fondamentali che hanno spinto i distributori a proporlo agli esercenti. L’esoticità del film e le novità narrative sono stati di fatto i suoi nuclei promozionali e di vendita e il rischio, da parte dell’opera di Lee Min-Jae per una uscita in sala di soli due giorni come per il lungometraggio giapponese, è che questasia addirittura troppo vicina a noi in termini di comicità e non possa essere recepita come un evento cinematografico nuovo all’interno del panorama italiano, ma solamente come una delle commedie che quotidianamente sono proposte in sala, penalizzando quindi proprio quell’ umorismo “globale” che contribuisce ad essere la base del film.

Resta solo da augurarsi che questo non succeda, in modo tale da poter portare ancora una volta in Italia un prodotto orientale, e dare così nuova linfa vitale a quel mercato cinematografico asiatico che viene, fatta eccezione per alcuni titoli da grandi festival, lasciato troppo e malamente in ombra in questo paese diffidente verso tutta quella porzione di cinema del Levante che invece riesce sempre a rinnovarsi e stupire proponendo costantemente elementi nuovi.

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