#TFF37: Letto N. 6, una ninna nanna maledetta

#TFF37: Letto N. 6, una ninna nanna maledetta

Diretto dall’esordiente Milena Cocozza e interpretato da Carolina Crescentini, Letto N. 6 (trailer) è una ghost story che si colloca a pieno titolo nel filone dell’horror gotico e cavalca il tema della maternità. È ambientato in una clinica religiosa dedicata alla cura di bambini malati, ambientazione introdotta visivamente nei titoli di testa da un’inquadratura stile Dario Argento su una pozza d’acqua che riflette nella notte l’inquietante villa.

La dottoressa Bianca (Carolina Crescentini), segretamente incinta, prende servizio in una clinica pediatrica per coprire i turni notturni, scoprendo solo dopo, suo malgrado, che la collega che l’aveva preceduta si è suicidata proprio nella stanza che dovrà occupare anche lei. Inoltre le sue ispezioni saranno turbate dal pianto di Michele, l’inquietante bambino del letto n. 6, che chiede incessantemente della mamma e canta con nostalgia una ninna nanna speciale.

Letto N. 6 gioca su una perturbante coincidenza: quella di una donna incinta che si ritrova immersa in una realtà di morte e fragilità concernente il mondo dell’infanzia; come se le speranze per un futuro roseo appassissero dinanzi all’oscurità di un limbo di sofferenza in cui sono intrappolate anime tormentate, un luogo che cela una storia macabra, un passato impronunciabile. Si fa riferimento a quelle strutture di detenzione che erano chiamate manicomi, in cui di fatto, anziché prodigarsi per la guarigione psichica dei pazienti, individui sfortunati e diversi erano isolati e reclusi per sempre; ma il passato non si cancella, le sue verità prima o poi riemergono sotto forma di incubo, come ogni horror ci insegna, e i fantasmi di coloro che hanno sofferto tornano metaforicamente a reclamare il loro diritto alla verità.

#TFF37: Letto N. 6, una ninna nanna maledetta

Letto N. 6 è prodotto dai Manetti Bros, autori anche del soggetto. Inizialmente avevano previsto di dirigerlo, ma poi hanno passato il testimone alla loro amica e collega aiuto regista Milena Cocozza. Durante la visione si pensa a 1921- Il Mistero di Rookford di Nick Murphy, The Orphanage di Juan Antonio Bayona e Saint Ange di Pascal Laugier; tre horror con protagoniste delle donne e ambientati in collegi o orfanotrofi dove le energie negative accumulatesi per anni si riversano prepotentemente sul presente attraverso fenomeni paranormali, riportando segretamente alla luce la rabbia repressa delle anime tormentate dei bambini che hanno abitato in queste strutture. Ci sono echi anche della cinematografia di Polanski,  L’inquilino del terzo piano e in particolare Rosemary’s Baby: vi ricorda nulla una donna incinta che rischia di fare la stessa fine della ragazza che precedentemente ha occupato la sua stanza e si è suicidata gettandosi dalla finestra?

Ad affiancare Carolina Crescentini e interpretare un ragazzo semplice e molto predisposto a credere nel paranormale vi è Andrea Lattanzi, il cui personaggio aggiunge al film un delizioso sapore di realtà e si contrappone con la sua pura e saggia ingenuità allo scetticismo estremo e cieco della protagonista, devota ai dogmi della scienza fin quasi all’ottusità. Il rigore della logica contro la potenza dell’incomprensibile è in fondo uno dei pilastri concettuali degli horror soprannaturali. La musica è firmata da Francesco Motta, noto giovane cantautore italiano e marito della Crescentini, che fa un ottimo lavoro e potenzia con l’apporto del sonoro la suspense.

Letto N. 6 non fa paura, pur volendolo, ma è un discreto prodotto di genere che ricrea atmosfere suggestive e lavora su ambientazioni efficaci, senza però aggiungere nulla di nuovo. Pecca di effettiva prevedibilità e la narrazione sfrutta troppo la retorica e gli stilemi delle ghost stories, non assicurando mai una tensione veramente tagliente e regalando poche sorprese allo spettatore. Pur gestito un po’ superficialmente, è inserito un discorso di critica sociale interessante e pertinente, che rispolvera il cupo passato recente della psichiatria italiana. Un horror da gustare senza troppe pretese, non sensazionale ma ben diretto, che segna un ulteriore punto di svolta a favore del ritorno a una cinematografia di genere in Italia.

Il film uscirà in sala nel 2020.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.