The Umbrella Academy, la recensione della seconda stagione su Netflix

The Umbrella Academy

The Umbrella Academy (trailer), basata sull’opera a fumetti scritta da Gerard Way (membro della band My Chemical Romance) e illustrata dal disegnatore Gabriel Bá, affronta le avventure o, per meglio dire le disavventure, dei sette fratelli Hargreeves, figli adottivi di un eccentrico scienziato e imprenditore che li ha addestrati affinché diventassero degli eroi in grado di salvare il mondo. È proprio così che si era conclusa la prima stagione, con un disperato tentativo dei ragazzi con abilità speciali di tornare indietro nel tempo per cambiare gli eventi ed evitare l’apocalisse che stava distruggendo la terra.

Il piano non va come previsto e, invece di ritrovarsi a pochi giorni prima della catastrofe e avere la possibilità di sistemare le cose, i sette vengono catapultati nella Dallas degli anni ’60. Qui ognuno, separato dagli altri e sospettando di essere l’unico sopravvissuto al viaggio temporale, si reinventa una vita propria. C’è chi si dedica alla lotta politica contro la segregazione razziale; chi fonda un culto pseudo-religioso dichiarandosi un profeta e citando come fossero sacre scritture i versi di canzoni successive agli anni ’60; chi finisce in manicomio o a fare incontri di pugilato in locali clandestini; chi ricomincia una vita da zero in una fattoria con una famiglia tipica del sud degli Stati Uniti. L’ultimo a giungere a destinazione alla fine del viaggio è proprio il fratello con la capacità di spostarsi nel tempo che aveva tentato di condurre tutti gli altri in salvo, Cinque (Aidan Gallagher). Arrivato nel novembre del 1963 apprende che l’apocalisse ha seguito lui e la sua famiglia e si vede così costretto a riunire tutta la Umbrella Academy e cercare una soluzione per scongiurare nuovamente la fine del mondo.

The Umbrella Academy

Se la prima stagione aveva faticato a carburare mantenendo un ritmo lento ed esasperante per poi esplodere completamente negli ultimi episodi, la seconda inizia già scoppiettante e piena di trame principali e sottotrame interessanti. Il finale lascia spazio a moltissimi dubbi che le due stagioni hanno creato, portando lo spettatore a porsi infinite domande e fa sospettare che la già centrale questione dei viaggi temporali potrebbe continuare ad essere fondamentale anche in un’ipotetica terza stagione (ad oggi non è stata confermata la produzione della suddetta). Difatti, ogni spostamento, nel futuro o nel passato, modifica irrimediabilmente la linea temporale e il compito dei sette sembra essere quello di ristabilire un giusto equilibrio che, probabilmente, neanche esiste davvero. Certo è che se un capitolo successivo dovesse essere realizzato e ponesse al centro di tutto l’intenzione di tornare ancora una volta indietro nel tempo per cercare di ripristinare il 2019 che i fratelli conoscono, pur non impedendo alla serie di mantenersi avvincente, la storia potrebbe iniziare a risultare ripetitiva.

Il tratto più affascinante della storia degli Hargreeves resta sicuramente la loro totale mancanza di volontà di essere e comportarsi effettivamente da supereroi, infatti l’unico ad amare e cimentarsi, sebbene talvolta grossolanamente, con questo ruolo è Diego (David Castañeda), il maestro dei coltelli che occupa uno spazio molto ampio in questa seconda stagione. Tutti gli altri membri della famiglia faticano a prendere coscienza di quanto i loro poteri possano essere utili se messi al servizio del mondo e insistono a desiderare di essere persone normali. Forse anche solo questa profonda contraddizione e la lotta intestina e individuale che può derivarne possono essere sufficienti a tenere gli appassionati davanti allo schermo, bisogna però ammettere che, seppure la formula ‘viaggio nel tempo – creazione di nuove realtà temporali – ritorno al tempo conosciuto inizialmente’ è senza dubbio coinvolgente, non c’è certezza che possa funzionare ancora e ancora

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