The Silence, la recensione del film su Netflix

The Silence

Sul fatto che dietro i volti dei boss di Netflix si celino in realtà rettiliani desiderosi di veder bruciare la Terra non ci sono più dubbi. Annihilation, La Fine, Bird Box, Io sono infatti solo alcuni tra i film a tema post-apocalittico promossi dalla piattaforma di streaming statunitense (senza andare a contare anche le serie). Nelle scorse settimane, a questi si è aggiunto The Silence (qui il trailer), che conta tra le sue fila Stanley Tucci e Kiernan Shipka, la giovane streghetta di Le Terrificanti Avventure di Sabrina che in questo film ritrova anche Miranda Otto. Appare quindi sin da subito evidente la volontà di Netflix di sfruttare il successo del reboot della Sabrina degli anni ’90, inserendosi nella scia di divismo che la Shipka sta vivendo in questo momento. Perché preso sotto qualsiasi altra ottica The Silence risulta fatalmente fuori tempo. Protagonista sorda che assieme ai suoi familiari ha come unico mezzo di sopravvivenza il silenzio, mentre una minaccia “aliena” sta facendo collassare l’umanità. Ci ricorda qualcosa? Sì, l’intrigante A Quiet Place (2018) di cui già Bird Box era una sorta di negativo legato alla cecità forzata. Serve a poco sapere che questo The Silence è tratto da un libro uscito prima del film di Krasinski, ma okay, nella logica del “pizza&Netflix” è un prodotto che si inserisce perfettamente e senza troppe pretese.

Però è un peccato che questa mancanza di coraggio (o più probabilmente di volontà produttiva) lo conduca a passare così inosservato, poiché la pellicola presenta spunti interessanti che in potenza la rendono senza dubbio più godibile di altri suoi cugini sulla piattaforma. Basti pensare alle implicazioni sugli estremismi religiosi che emergono lungo tutto il corso del film, fino a sfociare nella comparsa di un vero e proprio mini-villain (a qualcuno potrà balzare in mente qualche sapore del sottovalutato Silent Hill del 2006). Inspiegabilmente questo aspetto non viene approfondito, ma solamente sfiorato e risolto nel giro di poche scene. Se il film si fosse preso del tempo in più (dura solamente 90 minuti) per sviluppare e rodare certe dinamiche, forse staremmo parlando di un prodotto ben più singolare. Ahinoi così non è stato, e finiamo per ritrovarci nello sterminato catalogo Netflix l’ennesimo prodotto castrato, seppur apprezzabile se preso con la cautela necessaria.

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