The Old Guard, la recensione del film su Netflix

The Old Guard

The Old Guard (trailer), film uscito nel mese di luglio 2020 sulla nostra tanto amata piattaforma Netflix, è un fantasy- action diretto da Gina Prince-Bythewood e prodotto dalla Skydance Media in collaborazione con la Denver e Delilah Productions. Trasposizione dell’omonimo fumetto co-creato dalle menti di Greg Rucka, sceneggiatore cinematografico e televisivo, e dall’illustratore argentino Leandro Fernandez, il lungometraggio racconta le vicende di un gruppo di individui straordinari dall’età secolare: gli immortali. Questi, costretti a scappare dalle progressive evoluzioni tecnologiche e ossessive ricerche riguardanti il loro dono, si ritrovano, improvvisamente, a dover recuperare una nuova recluta, ignara delle sue potenzialità. The Old Guard è la visione concreta del lancio di una moneta, che ruotando su se stessa mostra entrambe le sue facce in un gioco d’azzardo, incarnato dall’idea di immortalità.

Infatti l’essere umano brama questo potere più di ogni altra cosa. Sarebbe disposto a schiacciare e sovvertire le stesse leggi della natura pur di avere la possibilità di controllare il tempo e il proprio destino. Così facendo decide di ignorare completamente le pericolose conseguenze che potrebbero scaturire da queste scelte forzate. Dall’altra parte nella pellicola gli immortali, dopo aver passato innumerevoli anni a vagare e a tentare “inutilmente” di migliorare il mondo con le loro gesta umanitarie, risultano stanchi e avviliti dalle guerre insensate, dalle crudeltà dell’uomo e dalla sua bramosia di conoscenza. Desiderosi solamente di potersi legare a dei semplici affetti, i vecchi guardiani sono costretti, invece, a condurre una vita di stenti, obbligati a combattere e nascondersi per la loro stessa sopravvivenza. Vengono rappresentati come figure invisibili, celate dall’oscurità, per paura di diventare delle cavie da laboratorio. “Ecco perché abbiamo paura di essere catturati… per non passare l’eternità in una gabbia”. Il loro unico desiderio è morire.

Il film dichiara la necessità del mondo di un suo equilibrio, formato dai due necessari antagonisti, la vita e la morte, che a loro volta portano alla rigenerazione dell’uomo e di ciò che lo circonda. The Old Guard identifica l’immortalità come un ideale fittizio, in quanto prima o poi tutto muore.
Gli immortali, come una sorta di nuovi cavalieri dell’apocalisse, si pongono al di sopra di tutto e combattono per l’onorevole senso di giustizia e bene supremo, racchiusi sotto il concetto di destino. Sono portatori del fato, che attraverso le loro azioni, modificano e guidano le sorti dell’umanità.

Fondamentali ed incisive in The Old Guard sono le colonne sonore di stampo moderno, che anticipando o seguendo le scene d’azione, donano ritmicità al lungometraggio e riportano lo spettatore nel contesto contemporaneo. In questo modo vengono accentuati i dialoghi tra i vari protagonisti, soprattutto in riferimento ai loro passati tormentati, descritti con un tono amaro e da un’insolita pacatezza. Per giunta c’è, da parte della produzione, una grande cura dei particolari. Difatti ogni battuta fa riferimento ad un linguaggio arcaico, legato ai vari interlocutori interpellati, al tempo e contesto storico di riferimento, rispettivamente italiano, arabo, francese e inglese. Quest’estrema precisione la si nota anche nella caratterizzazione del singolo personaggio, in quanto risulta possedere tratti ben distinti e lineari, peculiari delle svariate influenze della storia.

Tutto ciò è ovviamente ricalcato dall’impiego di un cast internazionale, con nomi di tutto rispetto quali Charlize Theron (nel ruolo di Andy), Matthias Schoenaerts (Booker), Marwan Kenzari (Joe) e il nostro connazionale Luca Marinelli (Niccolò detto Nicky). A conferma di tutto ciò questi guerrieri secolari vengono identificati anche dalle proprie armi, a partire dall’ascia di Andy, passando per la scimitarra orientale e la spada a due mani, fino ad arrivare alle armi da fuoco, sempre più automatizzate. Altro sentimento ben definito e distinto in The Old Guard è l’amore. Non è di certo un amore frivolo e nebuloso quello che viene rappresentato, quanto invece un amore eterno, che abbatte ogni barriera e oltrepassa il tempo stesso. La regista vuole evidenziare l’ideale dell’antico amore puro, senza se e senza ma, distaccato dall’identità di genere della coppia. Secondo la poetica del film, questo sentimento deve rimanere necessariamente inviolato dalle questioni politiche e sociali dell’odierna società e deve fortificarsi dell’odio che trama sibilante nell’ombra: “L’amore della mia vita era uno di quelli che avrei dovuto odiare”.

Ciò che rende intrigante e meravigliosa le nostra esistenza è la sua brevità. Per questo noi, come essere “mortali”, abbiamo il dovere di coglierne ogni sfumatura e viverla al massimo. Anche perché il tempo non ci può regalare altro tempo. 

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