The Good Place, la recensione della terza stagione su Netflix

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The Good Place (trailer) sbarca con la terza stagione (non propriamente nuovissima) sulla piattaforma streaming Netflix. Debutta per la prima volta in America nel 2017. Riscuote molto successo grazie alla grande originalità del format, ma anche grazie all’esilarante bravura della sua protagonista Kristen Bell, uno degli elementi più rappresentativi della sitcom.

In un periodo in cui una pandemia dilagante sta costringendo tutta Italia a rimanere chiusa in casa, gli italiani mettono in gioco la loro fantasia per poter passare le giornate nel modo più divertente e alternativo possibile, nella speranza che, “rimanendo distanti oggi ci abbracceremo più forte domani” (come ci ricorda il buon premier Conte). Noi di DassCinemag però amiamo la tradizione, quindi perché non consigliare una buona serie con la quale fare un binge watching spietatissimo?

Il topic principale di The Good Place è l’essere umano nella sua interezza, rimarcando tematiche quasi filosofiche rispetto alla sua esistenza: i suoi pregi, i suoi difetti, le relazioni che lo legano. Le azioni che compie avranno poi ripercussioni nell’aldilà? Tutto questo viene presentato in una chiave comica molto sofisticata, incorniciata da momenti di puro nonsense che rendono il tutto ancora più divertente.

Nelle prime due stagioni, ci viene presentata una esilarante versione dell’oltretomba e i meccanismi secondo i quali, chi sta in alto (nel vero senso del termine), decide chi è stato buono o meno per meritarsi un posto nel paradiso. Nonostante i personaggi che interagiscono con la protagonista Eleonor siano stati ingannati credendo di trovarsi veramente nell’Eden, essi hanno l’opportunità di redimersi comportandosi in modo corretto, potendo quindi ottenere la pace eterna.

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Nella terza stagione, una volta tornati sulla terra con una seconda possibilità, i quattro umani cercheranno di cambiare la sorte che deciderà il loro prossimo destino, ma i loro sforzi basteranno?
L’analogia e la riflessione su ciò che sta avvenendo oggi è inevitabile. The Good Place, su un piano molto leggero e ironico, pone in una posizione critica il concetto di “buona azione”, rivelando il senso che l’uomo del nostro tempo gli dà e le influenze con il quale è costretto a scendere a patti, molto spesso in modo anche inconsapevole.
La “buona azione” è necessaria verso il prossimo e verso noi stessi.  
La sitcom sottolinea che il nostro mondo, con il proseguire dei tempi, ha assunto la forma di una catena di montaggio: ogni nostro atteggiamento ed ogni azione che compiamo ha una ripercussione su una vita altrui. L’oggi che influenza il destino del domani, è qualcosa che ormai conosciamo molto bene, e molti feedback esterni, a partire da una piccola serie televisiva come questa, rimarcano il senso di civiltà e amor proprio che dovrebbero appartenerci.

Prodotti come The Good Place sono necessari. Attraverso la capacità di inglobare al suo interno (senza la pretesa di dare lezioni) messaggi forti che siano in grado di fare leva nella profondità di chi guarda, insegnando di conseguenza il senso di ciò che è giusto per noi e per chi ci sta intorno. Tutto ciò mediante un linguaggio divertente e di conseguenza accessibile a tutti.
In conclusione The Good Place, rimane certamente una serie molto valida e intelligente, che ci permette di imparare qualcosa di essenziale nelle nostre vite. Quale migliore momento di guardarla (a casa) se non oggi?

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