Skam Italia, la recensione della quarta stagione su Netflix

L’attesissima quarta stagione di Skam Italia (trailer) è approdata il 15 maggio su Netflix e Tim Vision. La serie è uno dei remake dell’omonimo format norvegese, poi divenuto franchise e rivelatosi un vero fenomeno generazionale del teen drama.

Skam significa vergogna: quella di ogni adolescente alle prese con i propri conflitti, l’alta marea in cui prima di imparare a nuotare sembra di annaspare all’infinito. Prima di trovare un posto nel mondo e nella società, ci si sente sparire sotto migliaia di sguardi nemici. Questo è l’immaginario evocato dal titolo.

Skam Italia, scritta e diretta da Ludovico Bessegato, ha affrontato dal 2018 molte tematiche adolescenziali ormai “d’obbligo”: bullismo e cyberbullismo, coming out, sessualità, revenge porn, slut shaming… e tutto ruota intorno all’amore, come in ogni teen drama che si rispetti. Fin da subito la serie ha avuto ottimi riscontri da parte del pubblico e della stampa. A ciò ha contribuito lo sguardo profondamente realistico che abbraccia le vicende del gruppo di liceali romani, sguardo sempre delicato e tenero (ricorda la verità commovente di Skins ma senza la sua caratteristica sfrenatezza pulp). In più, nel 2019 la riuscitissima stagione 2 a tema LGBT+ ha vinto ai Diversity Media Awards come Miglior serie TV italiana.

La quarta stagione dà finalmente voce a un personaggio molto ricco ma rimasto finora in secondo piano: Sana (Beatrice Bruschi). Anima del gruppo, in realtà spesso preferisce rimanere un mistero per tutti. È di religione musulmana e sfoggia con orgoglio il suo hijab a scuola. Per lei ogni giorno è una nuova battaglia in un mondo dove pochi hanno l’educazione o gli strumenti per capire la sua scelta.

Skam Italia 4

Stavolta infatti Skam ci mette davanti una verità molto scomoda: che troppo spesso difendiamo a spada tratta il multiculturalismo pensando di averlo interiorizzato, mentre l’islamofobia rimane un punto dolente. L’idea che ognuno abbia il diritto di difendere e preservare la propria identità culturale sta diventando diffusa, ma spesso e volentieri un hijab o un burqini ancora offendono o quanto meno scandalizzano. Chi non si è ritrovato a pensare a che razza di dogma insensato sia proibirsi di bere alcolici e di fare sesso prematrimoniale? Ma poi questa qua col velo, se la faccio arrabbiare, si fa saltare in aria?

Insomma, la convivenza tra le varie culture è un obiettivo necessario e dibattuto. Ma, di fatto, certi stili di vita possono risultare inconciliabili. Questo “stallo” si riflette nel paralizzante conflitto interiore di Sana: quello tra la sua fede, molto profonda, e il desiderio di vivere a pieno la sua vita di ragazza romana, tra amiche, avventure, sentimenti, la maturità, il viaggio a Mykonos. Il rischio è quello di chiudersi nella paura, nell’incomunicabilità, nel pregiudizio. Il tunnel della vergogna sembra allora più buio che mai.

Fin dalla prima stagione il lavoro di Bessegato ha stupito per la straordinaria capacità di cogliere le più sottili oscillazioni negli stati d’animo dei personaggi, catturandoci con profondi legami emotivi. I momenti più frequenti ritraggono la solitudine e l’introspezione dei ragazzi, spesso ripresi in primo piano. Qui c’è totale affidamento alla recitazione degli attori, che è decisamente realistica e di buona qualità (Beatrice Bruschi in particolare è da brividi). Un altro topos di Skam sono le feste, dove le varie tensioni si allentano e diventano protagonisti assoluti i colori e la colonna sonora.

skam

Le situazioni di vita sono plausibilissime, mai caricate né minimizzate. Questo elemento è fondamentale in un buon teen drama, e purtroppo manca in molte scritture rivolte ai giovani, spesso poco attente e irrispettose della cultura giovanile e della sua complessità. Il pubblico apprezza molto questo sforzo. Mentre altre produzioni teen di Netflix Italia (come Baby, o Summertime) non sono immuni da inutili patinature o situazioni assurde per un normale adolescente.

Non solo la quarta stagione riconferma questa tendenza positiva, ma rilancia la posta in gioco. La questione dello scontro tra culture ha aspetti controversi. Sana è certamente vittima di pregiudizio e ignoranza, ma spesso i conflitti irrisolti con il suo credo distorcono negativamente la realtà. Più in lei cresce l’ansia di trovare una strada forzatamente “giusta” e legittima, più il labirinto si fa intricato. Coraggiose scelte di regia (che varrebbe la pena analizzare ma che non meritano di essere spoilerate…) aprono scorci su aspetti inattesi e scioccanti della violenza dell’intolleranza ideologica. La dialettica dell’incomprensione reciproca è ben più complessa degli sterili dibattiti a cui siamo abituati.

Skam Italia è la dimostrazione che si può scommettere sulla qualità anche mantenendo le prerogative di un genere commerciale come quello teen. Niente effetti speciali e niente sensazionalismi: qui è l’efficacia della storia a coinvolgere il pubblico, almeno quello giovanile. Ma perché no, questa ventata d’aria fresca potrebbe dire molto anche a chi non è più un adolescente.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.