Feel Good, la recensione della serie su Netflix

Feel Good

The most personal is the most creative”. Le parole di Martin Scorsese ricordate da Bong Joon Hoo alla cerimonia degli Oscar di quest’anno, valgono soprattutto nel momento in cui si parla di stand up comedy e in particolare della stand up comedy degli ultimi anni, specialmente se di matrice anglofona. Sono molti, la maggior parte, i comedians che fanno riferimento a loro stessi e al proprio vissuto sul palco, ma ultimamente sono sempre di più coloro che con il pubblico condividono anche i capitoli più duri della propria esistenza.

Allora succede che i confini di ciò che è comedy si fanno sempre più labili, perché labile è ormai la definizione stessa di “comedy” e succede anche che una stand up possa diventare una serie tv e che una comedian scelga di mostrare ciò che solitamente racconta. Ed è così che arriva sui nostri schermi Feel Good (trailer), scritta da Mae Martin con la collaborazione di Joe Hampson, prodotta per Channel 4 e della cui distribuzione internazionale si è occupato Netflix. Mae è una comedian di origini canadesi stabilitasi nel Regno Unito, che nella serie interpreta se stessa, mettendosi a nudo di fronte allo spettatore, senza la paura di apparire come un personaggio negativo e a volte come una persona egoista.

Feel Good

I want do new stuff tonight” sono le prime parole che pronuncia e certamente qualcosa di nuovo c’è: la forma. Ma il contenuto è quello che da sempre riempie le sue stand up, a partire dalla ben nota ragazza eterosessuale con la quale, come spesso racconta nei suoi spettacoli, ha avuto un’intensa e a tratti poco sana relazione, intorno alla quale ruota Feel Good, che prende le mosse proprio dal principio di questa storia d’amore, per poi arrivare già a pochi minuti dall’inizio al momento cruciale della convivenza. E di questo sembra parlare, della convivenza tra Mae e George (Charlotte Ritchie), ma in realtà il vero perno della serie si palesa poco a poco e risulta essere la dipendenza e non solo da stupefacenti.

Come afferma la stessa Mae Martin in una sua stand up disponibile proprio su Netflix all’interno della serie Comedians of the World, dipendenza è quando fai qualcosa in maniera compulsiva nonostante le conseguenze negative che questo comporta (“When you doing something compulsively despite it having negative consequences in your day to day life”). Per Mae ciò non riguarda soltanto la cocaina, dalla quale deriva la sua tossicodipendenza, ma il suo intero approccio alla vita. E con una dose non solo di quell’autoironia fondamentale per chi si occupa di stand up comedy, ma anche di autocritica, un atteggiamento ben più raro, Mae Martin in Feel Good si svela attraverso le sue dipendenze, che come sottolinea la madre, una Lisa Kudrow in splendida forma, costellano e caratterizzano la vita della comedian, essendo lei molto incline a svilupparne sempre di nuove, persino in ambito amoroso.

Feel Good si dimostra una serie piacevole pur essendo un’intima confessione da parte di Mae Martin, personale quanto lo sono le sue stand up, ma più profonda nel suo essere un lavoro diverso dal solito per l’autrice, che in questo caso si ritrova ad avere a disposizione non solo mezzi nuovi, ma anche una dose maggiore di tempo. Con sei puntate da venticinque minuti l’una, formato ormai caro alle piattaforme streaming e in particolare a Netflix, il colosso digitale noto per le sue serie tv, accoglie Feel Good tra le fila del suo catalogo, in quanto prodotto molto affine ad esso (delle stand up e delle serie scritte dai comedian, basti pensare ad After Life di Ricky Gervais, Netflix ha fatto il suo fiore all’occhiello) e ci permette di approfondire la conoscenza di una persona che pur continuando a raccontarsi volta dopo volta sopra un palco, dimostra quanto accorto e indagatore possa essere lo sguardo della macchina da presa.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.