Élite, la recensione della terza stagione su Netflix

La prima stagione di Élite ruotava intorno all’assassinio di Marina (Maria Pedraza); nella seconda stagione ci si domandava se l’assassino Polo (Alvaro Rico) avrebbe confessato. Quest’ultima, come si vede chiaramente nel trailer, non poteva non avere come perno centrale la morte di Polo stesso. Omicidio o suicidio? La terza stagione si apre con un flashforward in discoteca. Gli studenti stanno festeggiando il diploma, stanno ballando, divertendosi. Un urlo. Polo è lì, riverso per terra con gli occhi spalancati. Arriva l’ispettrice. Comincia il classico giro di interrogatori già visto nelle precedenti stagioni e in serie come 13. Stacco, torniamo al passato: 5 mesi prima.

Rispetto alle stagioni precedenti i ragazzi sono cresciuti, li vediamo più maturi, più determinati nelle loro scelte e meno soggetti alle influenze dei genitori. I conflitti e ostacoli non mancano: Ander (Aron Piper) dovrà fare i conti con equilibri personali molto delicati e con situazioni esterne che non può controllare; Carla (Ester Expósito) dovrà capire il suo posto nella società e nella famiglia; Samuel (Itzan Escamilla) e Guzmán (Miguel Bernardeau) dovranno capire dove il loro odio verso Polo li porterà. Nadia (Mina El Hammani) e Lucrecia (Danna Paola) le vedremo in competizione, ma anche in sintonia, su obbiettivi comuni; Valerio (Jorge López) dovrà capire se continuare ad essere un cattivo ragazzo o maturare…. e Polo? Sarà divorato da nevrosi e sensi di colpa, ma confesserà il suo crimine? Sul piano narrativo, gli studenti dovranno fare i conti con crisi identitarie e furie incontrollate. Classi sociali diverse troveranno un punto d’incontro ancora più forte tra interrogatori e vittorie condivise. Attraverso messaggini su uno pseudo WhatsApp, si dipanerà la trama e nuove alleanze si formeranno. L’utilizzo di Twitter invece porterà veleno nei rapporti interpersonali, rovinando vite. Non ci sono persone cattive in Élite 3, solo scelte sbagliate.

Su Netflix: Élite, la terza stagione

L’impostazione temporale segue lo schema abituale delle stagioni precedenti: presente (interrogatorio), passato (notte del delitto alla festa del diploma in discoteca), trapassato (arco narrativo dei personaggi fino alla festa del diploma). Gli otto episodi sono visti ciascuno attraverso il punto di vista e l’interrogatorio degli undici personaggi principali (ci sono due new entry, ma non sono protagonisti di alcuna puntata). Gli ambienti sono vari, ma spiccano le riprese intensificate nella scuola (l’immancabile Las Encinas, con tutti i suoi giochi di potere) e soprattutto le feste esterne (cinque in totale), sia in piscine sfavillanti di luce che in modernissime discoteche piene di effetti visivi e decorazioni esotiche. Tra gli ambienti immaginati esteri, ricordiamo invece la città di New York.

La fotografia è estremamente sofisticata: gli effetti di luce appaiono tetri e chiaroscurali ma anche dorati e luminosi, con dei bianchi che ricordano le scene della casa di Anderton (Tom Cruise) in Minority Report. Sul piano simbolico, il rosso della scritta Élite nei titoli di testa (che non può non riportarci a quello della sigla di Stranger Things) torna nelle divise dei ragazzi e nel logo della scuola sovrimpresso. Alcuni primi piani (ricordiamo quelli del padre di Lucrecia e Valerio, Lucrecia stessa e Valerio in una scena del secondo episodio) hanno un’eco pittorica, con sfondi che vanno dal caravaggesco alla pittura borghese del Settecento. Le atmosfere emotive sono molteplici: si va dalle classiche scene commoventi a cui la serie ci ha abituato (abbracci tra amici, sconfitte personali e nascita di storie d’amore); a scene più coraggiose da risvolti tarantiniani (un personaggio viene legato ad una sedia e picchiato a sangue); a scene dal forte erotismo, come Ménage à trois (alla Dreamers di Bertolucci), femdom e bagni nudi in piscina dal sapore adolescenziale.

Su Netflix: Élite, la terza stagione

Non mancano le tematiche di peso come la morte, il sacrificio, la droga e il perdono – accompagnate da musiche che vanno dall’elettronica, alla classica (la Traviata su tutte), all’epico-drammatica da peplum. Il tema portante della stagione, se non della serie, è senza dubbio quello della famiglia, in ogni sua declinazione: vediamo quella “tradizionale” di Carla, quella assente di Lucrecia e Valerio, ma anche di Rebeka (Claudia Salas), quella moderna di Polo e quella non accettata dal punto di vista religioso di Ander e Omar. Ma quella più importante per gli autori è quella nata da diversi anni passati insieme nelle stessa scuola a condividere difficoltà e vittorie: una famiglia di compagni fraterni che rompe le barriere/differenze e avvicina le classi sociali.

Concludendo, sono almeno quattro le domande che gli spettatori non si potranno non porre in questa terza stagione: la bandiera di egoismo e odio sarà spezzata? La scia di sangue sarà interrotta? La giustizia avrà un suo trionfo? Gli studenti della Las Encinas riusciranno a raggiungere i loro obbiettivi e a trovare la loro strada nel tumultuoso mondo che li circonda? Netflix ha le risposte.

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