Death Parade, la recensione della serie su Netflix

Death Parade

Death Parade (trailer) è un anime ideato, scritto e diretto da Yuzuru Tachikawa, prodotto da Madhouse e trasmesso in Giappone nel 2015. La serie, composta da una sola stagione da 12 episodi, deriva da un cortometraggio intitolato Death Billiards, sempre prodotto da Madhouse nel 2013. In Italia entrambe le opere sono state trasmesse dalla web TV VVVVID.

Le molteplici storie raccontate nel corso dell’anime hanno come sfondo il Quindecim, un misterioso bar dove le anime delle persone vengono spedite immediatamente dopo la loro morte in attesa di un giudizio. Infatti, ogniqualvolta che due persone sulla Terra muoiono nello stesso istante, vengono mandate in uno di questi misteriosi bar in cui sono costrette a partecipare al Death Game, un gioco mortale nel corso del quale i loro segreti, cioè quello che le ha condotte lì, e i loro destini saranno rivelati. Lo scopo di questo gioco è di permettere ai vari giudici di esprimere un verdetto, in particolare scegliere se le anime prese in esame dovranno reincarnarsi o finire nel vuoto.

Una caratteristica particolarmente insolita di Death Parade è quella di essere, fra le altre cose, un anime profondamente psicologico, basato però su un protagonista del tutto privo di sentimenti. I giudici, infatti, nascono del tutto apatici in modo tale da poter giudicare le varie anime che incontrano senza il rischio di esserne influenzati, senza permettere che le emozioni umane possano in qualche modo intralciare il loro lavoro. Lo spettatore, così come i diversi personaggi, sarà più volte messo a confronto con questo modo di operare, fino a chiedersi se non ci sia una falla nel sistema. Ci si troverà sempre d’accordo con le scelte prese dai giudici? Difficile, ma è proprio qui che lo spettatore sarà chiamato a riflettere. L’essere umano in quanto tale è costernato da emozioni contrastanti, motivo per cui giudicare un’anima secondo il modus operandi seguito dal Quindecim, che si pone l’obiettivo di tirar fuori l’oscurità repressa nelle persone per poterle osservare e giudicare nella loro versione peggiore, può sembrare qualcosa di completamente sbagliato.

Di anime intrisi di filosofia che ci portano a riflettere sul significato della morte ce ne sono tanti, ma raramente capita di ritrovarsi davanti una riflessione così bella e singolare sulla nostra vita formulata partendo proprio dalla sua conclusione, dalla nostra morte. La vita ha un tempo limitato, e proprio per questo assume un valore infinito.

“Memento mori”, ricordati che devi morire. Ricordati che proprio in relazione alla tua morte devi vivere il più possibile, devi soppesare nel giusto modo ogni avvenimento, ogni gesto che compi, poiché sarà unico e irripetibile.

La morte è quell’evento inevitabile che ci costringe a confrontarci con le nostre scelte, i nostri traguardi, i nostri obiettivi molto spesso trascurati a causa dell’errata convinzione di avere più tempo. Un tempo che niente e nessuno potrà mai restituirci. Death Parade in un certo senso ammonisce chiunque non riesca a vivere appieno la propria vita. Ci pone dinanzi alle incognite più difficili, ci porta a interrogarci sul senso della vita, se altro non sia che un preludio alla morte o se invece sia quest’ultima ad essere una conseguenza dell’aver vissuto.

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