Dark, la recensione della seconda stagione su Netflix

Dark

Ci troviamo a Winden, piccola cittadina tedesca in cui si respira aria di mistero. Niente è come sembra. La normalità viene stravolta dalla scomparsa di due ragazzini nell’arco di poche ore, le indagini vengono avviate. Il caso è destinato a rimanere irrisolto, portando però alla luce segreti nascosti che intrecciano le vite di quattro famiglie. Winden si rivela luogo infernale la cui legge del contrappasso è quella di rivivere situazioni enigmatiche ogni 33 anni. La sua oscurità è nascosta già nel nome che significa vento, meglio ancora spirale, un significato che risulta assolutamente coerente alla realtà che ci viene mostrata. 

Ma la “domanda non è dove, la domanda è quando”. Questa frase è emblematica e per quanto possa sembrare insignificante all’inizio di stagione, in realtà si rivela fondamentale per comprendere gli universi paralleli delle vicende. Le dinamiche temporali sono alla base della narrazione e come pedine veniamo spostati sapientemente in tre dimensioni svelate in itinere. Si parte dal 2019, un presente futuro che nella prima stagione ci riporta sulla scia del 1953 e 1986, scaraventandoci, nella seconda stagione, agli estremi temporali del passato 1921 e del futuro 2053. Non c’è inizio né fine, ogni cosa è interconnessa. Il tempo è una chiave fondamentale per scoprire cosa si nasconde dentro le grotte di Winden che per molti diventano un punto di non ritorno.

Inizia un viaggio nel tempo che stordisce lo spettatore ma lo rende consapevole di ciò che sta accadendo, così come i personaggi diventano coscienti della loro esistenza e della loro storia. Lo spettatore diventa complice, entra appieno nella lotta tra il bene e il male che non risparmia nessuno, un conflitto che non crea distinzione nemmeno tra i personaggi, infatti il confine tra buoni e cattivi è labile.

Dark (qui il trailer) affonda le sue radici nella filosofia dell’eterno ritorno, il dubbio che pervade ogni cosa riguarda l’esistenza dell’uomo. Siamo esseri incatenati al proprio destino, un circolo vizioso che non può essere alterato, o possediamo il libero arbitrio a tal punto da modificare il corso degli eventi attraverso le nostre scelte?  Non si tratta di spunti riflessivi privi di sostanza, in Dark è innescato un meccanismo conoscitivo che va oltre il fantastico. Gli elementi spirituali come la Triquetra, la Tavola di Smeraldo e il “Sic mundus creatus est” che ricorre incessantemente, dimostrano come realmente esista una connessione tra diverse culture e religioni sulla dinamica temporale e dunque come questo argomento sia parte di ogni individuo.

Come una scatola cinese, Dark ci offre sempre nuovi indizi, nuovi personaggi e nuove dinamiche, è un crescendo di colpi di scena. La forza della serie consiste nella cura dei particolari, i simboli diventano portatori di significato ancor prima dei dialoghi, le musiche non risultano mai scontate, la fotografia ci trasporta visivamente in periodi diversi alimentando la suspense, gli attori formano un cast strepitoso per interpretazioni e somiglianze. Ogni cosa è funzionale alla messa in scena.

Molti hanno tentato di fare paragoni con Stranger Things, in realtà tra le due serie tv non c’è altro che qualche similitudine legata al periodo degli anni ’80, alla presenza della centrale nucleare nelle due cittadine e che ha un grande impatto su entrambe, infine al genere fantascientifico per la presenza del soprannaturale, un genere che però si articola in maniera differente. In Dark il soprannaturale innesca dinamiche tipiche del thriller e del genere drammatico che spostano l’attenzione sul singolo immerso nella coralità.

La serie diretta dal regista Baran bo Odar e targata Netflix non delude mai, il finale della seconda stagione anticipa una nuova dimensione in cui probabilmente ci ritroveremo nella terza e ultima stagione. Sarà una forzatura? Lo scopriremo. Intanto non ci resta che aspettare e ipotizzare la data d’uscita sulla piattaforma streaming. Magari sarà il 27 giugno 2020, giorno dell’Apocalisse nella seconda stagione, considerando che le date d’uscita delle stagioni precedenti coincidono con eventi emblematici della narrazione.

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