Bloodride, la recensione della serie su Netflix

Bloodride

In seguito all’enorme successo riscontrato nel 2011 da Black Mirror, le serie antologiche stanno diventando sempre più popolari nell’ambito del cinema in streaming. Bloodride (trailer), creata dai norvegesi  Kjetil Indregard e Atle Knudse, è la nuova creazione horror di Netflix, che va ad arricchire il già vastissimo catalogo della piattaforma.  

Con 6 episodi autoconclusivi, ciascuno della durata approssimativa di 30 minuti, la serie si configura come l’ideale binge-watching che cattura lo spettatore grazie alle continue trovate ed agli interessanti colpi di scena, nonostante tali espedienti possano risultare, a volte, scontati e non del tutto innovativi. L’unico elemento che sembra collegare ogni puntata, a parte la struttura narrativa generale, è la sequenza di apertura: un autobus, guidato da un inquietante soggetto, viaggia nell’oscurità sotto la pioggia verso una destinazione misteriosa. Ogni fermata costituisce l’occasione per l’inizio di una nuova storia che vede come protagonisti i vari personaggi trasportati all’interno dell’automezzo. 

E’ indubbio che le antologie horror non sono prodotti facili da realizzare. Data la breve durata delle puntate, la vera sfida è quella di riuscire a sviluppare il più possibile il profilo e la personalità dei protagonisti per consentire allo spettatore di relazionarsi con loro. Bloodride riesce tendenzialmente a raggiungere tale obiettivo  grazie al un sapiente uso dello humor nero e della suspense ed allo sviluppo di interessanti risvolti narrativi. All’interno della sua trama troviamo, inoltre, temi ricorrenti quali l’avidità, l’odio e la vendetta che, se affrontati correttamente, costituiscono da sempre ingredienti qualitativi all’interno di un prodotto di questo genere. Come spesso accade nelle opere di questo tipo alcuni episodi possono risultare più riusciti di altri, ma si può affermare che la serie, nel suo complesso, funziona.

Bloodride

L’impronta classica delle produzioni Netflix è riscontrabile soprattutto nell’articolazione della struttura narrativa dei vari episodi, che segue quella di stampo prettamente hollywoodiano. La scelta della Norvegia quale sfondo per una serie come Bloodride risulta ottimale in particolare per le sue ambientazioni tetre ed angoscianti, avvolte in una nebbia di mistero, le quali trasmettono inquietudine e suspense senza, però, spaventare fino in fondo lo spettatore. Meritevoli di essere sottolineate sono indubbiamente le ottime interpretazioni degli attori e il riuscito doppiaggio italiano che come ben sappiamo non rappresenta, purtroppo, una costante. Anche la post-produzione funziona bene e la saturazione dei colori contribuisce a marcare l’atmosfera volutamente angosciante.

Probabilmente Bloodride non è la serie antologica per antonomasia e non raggiunge i livelli dei più riusciti episodi di Black Mirror, ma è comunque una serie consigliabile agli amanti del genere in quanto riesce a divertire e, soprattutto, ad inquietare lo spettatore.

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