L’attacco dei giganti, la recensione della serie su Netflix

L'Attacco dei Giganti

Nato dalla mente di Hajime Isayama, L’Attacco dei Giganti (trailer) è stato serializzato in Giappone a partire da settembre 2009 sulla rivista Bessatsu Shōnen Magazine di Kōdansha. Dal manga è stata tratta una serie televisiva anime andata in onda in tre stagioni, prodotta da Wit Studio in collaborazione con Production I.G e diretta da Tetsurō Araki, già noto per aver diretto l’adattamento anime di Death Note.

L’Attacco dei Giganti fonde elementi tratti dal classicismo di stampo medievale ed altri più tecnologici, creando un’atmosfera unica e dal sapore steampunk. L’opera, a metà tra il Fantasy e l’Horror (Dark Fantasy), è ambientata in un mondo fittizio dove gli umani sono costretti a vivere confinati dentro enormi mura per difendersi dai Giganti, creature la cui origine è ignota ed il cui unico desiderio è divorare gli umani. Le città dove vivono gli umani sono tra loro concentriche e separate da tre cinte murarie: il Wall Maria, ovvero la cinta più esterna che separa la civiltà dal mondo selvaggio in cui vivono i Giganti; il Wall Rose, ovvero la muraglia centrale; e infine il Wall Sina, che ingloba l’agglomerato più interno in cui risiedono anche i vertici del governo umano. Il racconto si apre quando nell’anno 845 compare un gigante alto circa sessanta metri che crea una breccia nella cinta esterna del Wall Maria. A questo punto all’interno delle mura entrano numerosi Giganti che compiono un massacro divorando la maggior parte dei cittadini. La trama segue le vicende del protagonista Eren Jaeger, un giovane determinato ad arruolarsi nell’esercito per sterminare tutti Giganti, responsabili della morte di sua madre in seguito all’apertura della breccia.

L’intreccio, a dispetto delle apparenze iniziali, nasconde una notevole complessità e riesce a stupire continuamente attraverso numerosi colpi di scena. Soddisfa anche la caratterizzazione e l’approfondimento psicologico dei personaggi, ognuno con un proprio background ed uno scopo per cui vivere in un mondo inospitale e spietato. Non ci troviamo di fronte ad eroi monodimensionali ma a personaggi che hanno spesso dubbi e paure accomunati dal loro desiderio di libertà, di vedere cosa c’è oltre le mura, di vedere se il mare esiste veramente.

L’Attacco dei Giganti, pur restando all’interno dell’ambito shōnen, riesce a prendere in prestito temi e situazioni molto adulte: la brutale violenza, il senso di vuoto e disperazione, i giochi di potere e le dinamiche tra i personaggi lo elevano decisamente dalla zona in cui viene incasellato. Isayama attinge a piene mani dalla tradizione del genere shōnen, soprattutto attraverso la forte componente action data dagli scontri tra umani e Giganti, con la caratterizzazione di Eren e la sua evoluzione nel combattimento, ma riesce ad aggiungere tutta una serie di elementi adulti che fanno leva sulla mente dello spettatore, portandolo ad una riflessione sul mondo de L’attacco dei Giganti, un mondo dove, se davvero quei mostri esistessero, non ci stupiremmo di come l’umanità si comporterebbe, con i buoni che si sacrificano per il bene dei cattivi.

Tutta l’opera è permeata da un pessimismo di fondo: sin dal primo episodio sperimentiamo il senso di impotenza degli umani di fronte ad un nemico virtualmente invincibile. Vediamo continuamente gli umani morire (anche in maniera molto gore) sacrificandosi per la tanto agognata libertà, mentre gli individui delle classi più agiate passano il tempo a giocare a scacchi. Difatti la società degli umani ideata da Isayama è improntata sul classismo e il darwinismo sociale, in un mondo in cui l’imperativo categorico è sopravvivere ed i potenti non hanno scrupoli a sacrificare le vite degli altri.

Infine la realizzazione tecnica della serie animata è eccellente: lo stile di disegno che permea il character design dei protagonisti, così come quello dei Giganti o il design delle ambientazioni, è ricco di dettagli, decisamente pulito. Sono soprattutto le animazioni, dai semplici volteggi tra i palazzi delle cittadine incluse nei vari Wall o tra gli alberi degli sconfinati e selvaggi scenari in cui i nostri eroi combattono le enormi e feroci creature, fino ai combattimenti che coinvolgono Eren e gli altri con i pericoli cui vengono messi di fronte, a regalare i momenti più importanti e spettacolari della serie.

Equamente divisi tra il sempre ottimo tratto e un quanto mai sapiente utilizzo della computer grafica, soprattutto nelle scene o nelle inquadrature più rocambolesche, che richiedono dei movimenti di “macchina” particolarmente intensi e roboanti, Wit Studio dà pieno sfoggio di tutta la maestria dei suoi animatori. Le danze e i colpi spettacolari dei protagonisti, i monologhi più intensi o i momenti più drammatici sono accompagnati anche da un’ottima colonna sonora, che riesce ad emozionare sin dalle due sigle di apertura che compongono la prima stagione. Anche la soundtrack che possiamo ascoltare nel corso degli episodi merita una menzion d’onore, capace di dare un valore aggiunto al comparto artistico de L’Attacco dei Giganti.

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