#ROMAFF15: Le Eumenidi, la recensione

Le Eumenidi

Cos’è un adattamento? Questo di sicuro potrebbe essere il quesito che bisognerebbe porsi prima di vedere Le Eumenidi (trailer) di Gipo Fasano, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Riflessi.

Partendo dalla terza tragedia dell’Orestea, Fasano riprende il clima sperimentale degli anni Settanta. Riprende la voglia di proporre un messaggio tramite una metrica che possa creare, con lo strumento cinema, un’Opera Totale, che abbia come massimo picco di potenza l’unione di suoni e immagini grazie al montaggio. Film di montaggio, con l’esplicita direzione verso un’Opera Totale. Con questa premessa, già si può incominciare a rispondere al quesito iniziale.

Le Eumenidi, infatti, adatta il dramma di Eschilo, ma in una modernizzazione che si incentra più sul concetto (nietzschiano) della tragedia greca, che sulla vicenda in sé, nonostante, comunque, venga ripresa l’atmosfera che ruota intorno all’odissea che il protagonista, in questo caso mentalmente, è costretto a compiere. Dalle Erinni reali, si passa a quelle digitali, che dominano anche la stessa messinscena: dalle iniziali immagini videoludiche di GTA a quelle di geolocalizzazione di Maps, l’intero film usa una fotografia ampiamente contrastata, che ricorda più un progetto di grafica virtuale (un po’ simile ad alcune fotografie di Moholy-Nagy) e delle riprese di quinta o soggettive, che ricalcano la visione che ha un giocatore di videogames. In armonia, quindi, con il clima anni Settanta, a cui apertamente s’ispira, Fasano attua una riflessione politica sui giovani che sono sempre immersi in un clima violento e in una realtà che troppo si fonde con quella virtuale a cui sono costantemente agganciati. Essenziali, in ciò, la prima e l’ultima sequenza: nella prima si ha un navigatore digitale impazzito che non trova né il proprio punto di riferimento, né la meta, come l’Oreste moderno, che, disperso, ha ormai perso la rotta; mentre nell’ultima si ha una totale fusione con l’azione intrapresa da Valerio (il nostro Oreste, appunto) in GTA e ciò che decide di fare nella realtà.

Come anticipato, tuttavia, Le Eumenidi si fa forza su un concetto che va oltre la vicenda del dramma di Eschilo, ma che approda al significato stesso di tragedia greca e anche, dunque, in parte a cosa significa adattare una tragedia greca. Diventa così fondamentale il modo in cui viene utilizzato il sonoro, spesso slegato dalle immagini o caratterizzato da un J o u L cut, ma che mai così tanto poteva rendere ciò che visivamente appare sullo schermo. Essenziale diventa anche la natura da mockumentary, che ingloba al massimo la natura finzionale e reale di ciò che si vede. Esemplare, infine, è la scelta di un uso volgare e desacralizzante del linguaggio in seguito al discorso del Papa. Fasano dichiara, così, in modo esplicito che, sebbene il richiamo all’Opera Totale wagneriana sia innegabile, il suo approccio è più vicino al pensiero nietzschiano. Il filosofo tedesco come Wagner esalta l’idea di un’Opera Totale, ma si distacca totalmente dalle ultime considerazioni religiose del compositore. Esemplificativa è allora una scena che cita, nella composizione, Arancia meccanica (film richiamato anche nella trasformazione stessa del personaggio d’altronde il kubrickiano Alex potrebbe benissimo essere un’ulteriore trasposizione di un’Oreste contemporaneo). In questa sequenza, Fasano decide di non usare l’Ultima di Beethoven, ma La Traviata di Verdi. Si ha dunque, con questa sequenza culmine, la forte volontà di generare un’opera tramite una fusione inscindibile tra visivo e sonoro, ma distanziandosi da un ambiente a cui Wagner aveva fatto riferimento (noti, d’altronde, sono gli scritti di Wagner proprio sulla Nona sinfonia di Beethoven).

Cos’è un adattamento quindi? Fasano con L’Eumenidi segna una forte risposta, non tanto legata alle vicende in sé, ma al loro significato nell’epoca contemporanea. Realizzare una trasposizione diventa dunque la capacità di riflessione di un’epoca su dei messaggi archetipici e ancestrali, come quelli di un uomo in costante fuga e di cosa significa l’arte e, in particolare, di cosa sia una tragedia greca.

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