PESARO FILM FESTIVAL – THE FIRST SHOT VINCE IL PREMIO LINO MICCICHÉ

La Giuria della 53esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, coordinata dal regista portoghese João Botelho e composta dall’attrice Valentina Carnelutti e dal regista Mario Brenta, ha assegnato il Premio Lino Micciché per il miglior film a The First Shot, diretto da Yan Cheng e Federico Francioni, unico film italiano in concorso. Già nella scorsa edizione, all’interno della sezione “Satellite”, il Festival aveva ospitato il loro corto dal titolo Tomba del tuffatore.
The First Shot ha vinto con la seguente motivazione:

“All’improvviso una tempesta spazza via il sangue di Tiananmen. La metafora è tanto grande che diventa metonimia e la metonimia è il cinema. […] tutto è cinema. Noi che facciamo film ringraziamo due giovanissimi cineasti che ci mostrano che il cinema è ancora possibile.”

Il primo sparo fu quello esploso il 10 ottobre 1911 durante la Rivolta di Wuchang, dando inizio alla Rivoluzione Xinhai, che ha portato al crollo della dinastia Qing e alla costituzione della Repubblica cinese. Sono trascorsi oltre cento anni da quegli avvenimenti. Cos’è oggi la Cina? Domanda a cui è difficile rispondere. Interrogativo legittimo, al quale i due registi cercano una risposta tramite il loro giovane sguardo.

Un viaggio nella Cina contemporanea dove i testimoni, tutti nati dopo il 1989, anno significativo per le ultime rivoluzioni, sono raccontati dallo sguardo dei due registi. I personaggi vivono realtà differenti, tra la città, emblema del consumismo e del nuovo, e una campagna che si fa portatrice di valori universali. La città è dipinta con colori smorti e tenui e, nei pochi momenti di luci colorate e di festa, l’immagine è deforme. In questo viaggio, la ricerca di un formalismo dell’immagine ha al suo centro figure umane solitarie e scorci paradisiaci delle campagne. Il film pone in essere una riflessione che coinvolge la memoria storica relazionata col vivere “a misura d’uomo”. Gli edifici si fanno e si disfanno, ma in questo processo veloce e frequentissimo, qualcosa va perduto: l’identità.

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