Peaky Blinders, il peso dello sporco successo grava sulla coscienza nella quinta stagione

Peaky Blinders, il peso dello sporco successo grava sulla coscienza nella quinta stagione

Nella quinta stagione di Peaky Blinders (trailer) l’ascesa al gelido inferno in cui l’anima di Thomas Shelby è precipitosamente diretta prosegue la sua marcia maestosa e viscida. Questa volta però il personaggio interpretato da Cillian Murphy non si trova a dover fronteggiare solo un nemico reale e tangibile, ostacolo al raggiungimento della sua supremazia, ma un’ideologia, quella fascista, che egli vuole estirpare alla radice per un celato senso di redenzione che possa minimamente permettergli di quietare i propri tormenti. Si percepisce così un labile barlume di buone intenzioni che possono far breccia nella corazza di tweed, sangue e fango che si è costruito, ma che inevitabilmente conducono ad un concatenarsi di eventi che Tommy Shelby non riesce a controllare.

I Peaky Blinders tornano per la quinta stagione della serie ideata da Steven Knight riproponendo l’estetica estremamente sublime ed accattivante che ha contraddistinto le precedenti stagioni, e che si sposa con l’eleganza dei costumi e con quella formale in un connubio di fascino vintage che rapisce lo spettatore e ne favorisce l’immedesimazione con i personaggi. Personaggi resi realistici dal loro evolversi e recedere psicologico in una serie di linee narrative che riconducono tutte al protagonista, fulcro totale della narrazione. La famiglia Shelby si ricompone attorno alla sua guida senza dimenticare i dolori passati, con un ramificarsi di tensioni che fanno dubitare sempre di più lo stesso Tommy del sangue del suo sangue. Nessuno lo ascolta; la famiglia, valore primario ad ogni interesse come per la non dissimile società mafiosa, si sfalda e si raddensa di continuo in un fragile equilibrio giostrato tra il personale bisogno di benessere e il rancore e i sensi di colpa. Unico caposaldo a rimanere sempre fedele al fratello, Arthur Shelby (Paul Anderson), ricade succube dell’istinto animalesco che sopprime in lui il lato umano e lo fa impattare contro le ambizioni della moglie; ambizioni che dilagano tra i personaggi, l’avvento della nuova generazione incombe e qualcuno dovrà prendere il trono di Thomas prima o poi, ma chi?

Peaky Blinders, il peso dello sporco successo grava sulla coscienza nella quinta stagione

Tracciando una meticolosa mappa storico politica che va dal crollo di Wall Street del 1929 all’avvento del germe fascista nel mondo, nella grigia Inghilterra di fine anni 20, annebbiata dal fumo delle ciminiere sempre più numerose, la nobilitata gang gitana di Birmingham assume uno spazio ormai di rilievo grazie Thomas, che si aggira con agio tra gli ambienti bui e regali del parlamento londinese negli anni di Winston Churchill. Ogni inquadratura è calibrata con attenzione ad esaltare i dettagli più singolari, l’immagine è limpida nella rappresentazione di un mondo sporco, è distorta quando serve e la musica rock moderna scarica il grumo di tensioni accumulate tra una sequenza e l’altra in stile videoclip. Non mancano scene oniriche, giustificate dal gusto della cultura zingara, che permettono il contatto tra il protagonista e la defunta moglie Grace, con l’intento di scavare nelle turbe esistenziali di Thomas anche attraverso ripetuti riferimenti all’aldilà biblico. In questa direzione Peaky Blinders si incanala in un superamento del gangster movie più classico.

La nuova stagione, disponibile su Netflix dal 4 ottobre, non smentisce quindi quanto fatto in precedenza presentando un Thomas Shelby interpretato, come di consueto, impeccabilmente e autore della propria rivoluzione (“I’m my own revolution”). A seguito del cliffhanger posto a chiusura della stagione, che ne genera un finale dispersivo e inconcludente, non si può che attendere la già annunciata sesta stagione.

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