IL GIAPPONE DOPO FUKUSHIMA – “SIDE JOB” DI HIROKI RYUICHI

Miyuki è una sopravissuta di Fukushima, vive in un’alloggio provvisorio con il padre vedovo che passa la vita a spendere il risarcimento nei pachinko bar (locali di gioco d’azzardo legalizzato). Nessuno degli abitanti del quartiere provvisorio sa che in realtà Miyuki ha due lavori per mantenere i bisogni del padre: durante la settimana fa l’impiegata pubblica e nel fine settimana lavora a Tokyo come escort. Il film di Hiroki Ryuichi è un silenzioso urlo di dolore di una nazione che vuole e non può dimenticare la lacerazione della tragedia di Fukushima. Il sesso raccontato nel film non è solo una necessità economica ma una valvola di sfogo rispetto ad una situazione di stallo emotivo e psicologico che per Miyuki, così come per molti sopravvissuti, non è possibile sbloccare senza l’accettazione di un profo
ndo dolore. L’attrice, su suggerimento del regista, ha convissuto per alcune settimane con i veri sopravvissuti in un vero quartiere provvisorio per poter catturare il reale stato d’animo delle vittime.

Il film rimanda nelle soluzioni minimaliste alla scuola di Ozu Yasushiro aggiungendo un pessimismo che al contrario di Ozu Hiroki non vuole nascondere in alcun modo. Le scene di sesso, sempre molto contenute, sono danze di corpi che si sfiorano impauriti, di schiene che si piegano in atti che evocano la preghiera piùche la sessualità, lo sguardo di Hiroki è freddo rispetto all’idea del piacere sessuale e si concentra con cura e precisione nel linguaggio del corpo della protagonista e nel dolore che ne deriva.
 
Fukushima è una ferita aperta nella memoria del Giappone, una lacerazione che fatica a chiudersi e di cui Hiroki ci regala uno spaccato delicato ma straziante. Resta indimenticabile la scena in cui scopriamo che ossa e ceneri dei cimiteri di Fukushima non possono essere visitate o spostate a causa dell’alto contenuto di radiazioni, resti simili ai corpi dei vivi che oggi vengono rassicurati in merito alla contaminazione…

Hiroki, in conferenza stampa al Far East Film Festival di Udine, ha spiegato che le scelte della protagonista sono per lui l’essenza dell’essere umano in condizioni interiori estreme e strazianti. La scelta del sesso come mestiere secondo il regista si lega solo all’atto stesso di toccare altre persone, di avere un’intimità con i loro corpi, per la protagonista questo è un passaggio imprescindibile per cominciare a digerire la sua situazione e riuscire a trovare una nuova strada per la sua vita.

di Daniele Clementi e fotografie di Davide Roberto Bajardo

 

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.