Figli, l’Italia di oggi dipinta da Mattia Torre

Figli, l’Italia di oggi dipinta da Mattia Torre

“Dimmi che andrà tutto bene”. È questa la frase che riassume il film Figli (trailer) diretto da Giuseppe Bonito con protagonisti Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea che uscirà nelle sale il 23 gennaio. La storia scritta da Mattia Torre racconta l’epopea di due genitori alle prese con una notizia che sconvolgerà loro la vita: l’arrivo di un secondo figlio. “Dicono che un figlio più un altro figlio non fa due figli ma undici”. Questa forse è la più emblematica delle sentenze disseminate nel film di Torre, che presenta in maniera tragicomica i problemi che un nuovo nato può portare all’interno di una famiglia che, nonostante il primo figlio, era riuscita a mantenere le abitudini del passato.

Il piccolo Pietro sarà un fulmine a ciel sereno che nell’immediato spezzerà sia le salde dinamiche di coppia, ma anche quell’unità familiare che si era creata intorno alla figura della prima figlia, che tutto avrebbe desiderato tranne un fratello. L’abilità del cineasta scomparso nel luglio dello scorso anno si rivela inizialmente nella composizione del ritratto di un singolo nucleo familiare, che viene quasi subito oltrepassato per far riemergere, con il passare dei mesi, i diversi problemi della società italiana del 2020 che, per vari aspetti, sembra essere rimasta ancora ad un secolo fa. L’essenza di un film apparentemente semplice viene raccolta proprio dal titolo: una parola che porta lo spettatore ad immaginare le dinamiche quotidiane proprie di quella dimensione problematica e multiforme del rapporto tra genitori e figli.

Figli, l’Italia di oggi dipinta da Mattia Torre

È un film in cui ogni persona si può riconoscere contemporaneamente in più ruoli, in cui viene rappresentato il Tempo in tutte le sue accezioni. Difatti, nei vari capitoli in cui è suddivisa quella che può essere definita una vera e propria indagine socioculturale, vengono messe a confronto tre generazioni, tre periodi storici, tre momenti di progressiva evoluzione (o involuzione) di un paese. Il rapporto tra i protagonisti ed i loro figli è un mezzo che permette di indagare sul rapporto conflittuale tra i protagonisti ed i loro genitori. Anche Sara e Nicola infatti sono dei figli ma che sono vissuti in un’altra epoca in cui, a differenza di oggi, c’era la possibilità di affidarsi ad uno Stato che, come se fosse un genitore ideale, faceva sentire i cittadini, ovvero i suoi figli, protetti e liberi (a volte anche troppo) di prendere tutto ciò che di florido e positivo era a disposizione.

La coppia Torre-Bonito costruisce in questo modo innovativo, che unisce reale e surreale e che vede in molte occasioni l’inconscio dei protagonisti irrompere in maniera prorompente, un nuovo piccolo dramma borghese che sembra basato sulla nascita di un secondogenito, ma che si trasforma vertiginosamente nell’affresco di una realtà in cui si trovano a convivere in maniera discordante il passato (i nonni), il presente (i genitori) ed il futuro (i figli). Lo spettatore è in grado di rispecchiarsi completamente in tutte le situazioni quotidiane che deve affrontare la giovane coppia e soprattutto è in grado di rispecchiarsi sia nelle stesse emozioni, nelle paure e nell’inadeguatezza dei malcapitati genitori, ma anche nei loro desideri più intimi come quello di evadere e scappare dall’inevitabile, di lanciarsi fuori da una finestra per fuggire dalle difficoltà che in questi momenti sembrano essere le uniche costanti della vita.

Nella struttura stilistica di questo film dove si ride, si piange, si soffre ma alla fine si rimane uniti, si intravede il germoglio in crescita di un nuovo cinema italiano in cui realtà, sogno ed identificazione sociale si uniscono in una maniera talmente innovativa che fa ben sperare.

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