DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES – UN NUOVO NUOVO TESTAMENTO

Legge 2128: la fila di fianco avanza sempre più veloce della tua.
Più che una delle leggi di Dio, sembra una delle leggi di Murphy. E invece l’ha scritta proprio Dio (interpretato da Benoit Poelvoorde), il sadico sceneggiatore delle nostre frustranti sfighe quotidiane. La commedia è divertente e dissacrante, ma nemmeno così tanto: come dice Jaco Van Dormael, il regista, siamo abituati a scherzare sulle cose sacre. Il film però ha coraggio creativo da vendere. «Sai cos’ha fatto tua figlia? Ha rivelato a tutti le date di morte!» Anche Dio urlando con la moglie chiama la figlia tua. Ha una vestaglia sudicia, le pantofole, un’anima imbruttita e beve. Creò l’uomo a sua immagine e somiglianza. E infatti è un uomo comune, con la noia, l’aggressività e la blasfemia. È la stanza con le pareti piene di archivi infiniti. Nella scala dei tipi di eroe di Frye, è più dell’uomo medio, ma JC (come viene chiamato Gesù) dice che papà senza il pc non è nulla, non cammina nemmeno sulle acque. Forse non c’è miglior innalzamento che ammettere di poter essere come Dio, perciò l’uomo stesso può far qualcosa di buono. Nella oscura stanza di Dio, Ea, la figlia di dieci anni, si intrufola e comunica le date di morte agli uomini «così il vecchio perderà credibilità». Tutti potranno godere appieno della vita, ridando senso all’esistenza quotidiana. Vivi come se morissi domani. O diventa uno dei Jackass!dio esiste e vive a bruxelles 3 (1)
Il film è ordinato come i libri della Bibbia, ma qui si tratta del Nuovo Nuovo Testamento scritto grazie all’evangelista clochard che con Ea è alla ricerca degli otto apostoli, necessari per finire la collezione, come la squadra di hockey della madre. L’eccentricità e lo stile espressivo contribuiscono alla forza del film. Le metafore vengono mostrate. L’uso degli sguardi in macchina è a volte efficace (quando gli apostoli scoprono le date di morte), a volte ridondante. L’espressività si estende anche all’olfatto, tentando di trasmettere i profumi dei personaggi. L’artificialità degli effetti speciali (come i sogni realizzati da Ea) potrebbe essere una scelta artistica, data l’assurdità del tema, ma rischia di limitare la credibilità. Comunque il gusto kitsch della madre di Ea è in linea con l’idea che il divino sia umano: se gli uomini possono avere cattivo gusto, può anche una dea. L’alternarsi di momenti commoventi, poetici e scene divertenti (il dialogo con JC o le battute di Dio), rendono il film una giostra di emozioni contrastanti e forti. La cura nel delineare i personaggi è estrema, mai banale o furba. Ognuno ha vizi e un lato buono, che rende il film drammatico. Ea può sentire la loro musica, per ognuno è come un bagno di redenzione. Li aiuterà a risvegliarsi: conducevano vite a metà, seminascosti dalla quotidianità, costruita come un muro dietro cui difendersi. C’è da accettare la finitezza della vita, la salvezza è l’amore, alla faccia del cinismo: l’amore romantico che converte un assassino in una madre, che guarisce l’erotomane o quello per sé stessi e per il viaggio. I miracoli di Ea sono più facili di quelli di JC, ma forse il messaggio è che le cose importanti della vita sono semplici e belle. Il messaggio è chiaro: il paradiso è qui. Il regista in un’intervista ammette di aver scritto la sceneggiatura durante le manifestazioni a Parigi contro i matrimoni gay. Il film sembra infatti ribellarsi: “libertà!” in tutti i sensi.

Alessandra D’Ambrosio

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