Curon, la recensione della prima stagione su Netflix

Curon

Dentro di noi ci sono due lupi: uno buono e uno cattivo. Uno più remissivo, educato, sensibile e uno che ambisce a qualsiasi costo alla soddisfazione totale. Curon (trailer), la serie italiana targata Netflix, penetra nel terreno nebbioso del doppelganger: il sosia, il doppio che cammina, l’alter ego. L’esempio letterario più noto di questa figura mitica è Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, ma è da ricordare anche Il sosia di Dostoevskij. Difficile non notare la casuale somiglianza del soggetto anche con il recente Noi, tuttavia molto più sbilanciato su argomentazioni sociali e connotato da un forte umorismo dissacrante.

Curon si inabissa nelle acque oscure della psiche e affronta la tematica da un punto di vista prevalentemente psicologico. Il doppelganger è l’inconscio che emerge, letteralmente, dallo spirito tormentato di persone che hanno vissuto reprimendo insistentemente una parte di sé. La malinconia è un sottofondo indelebile che sfocia in un’ineluttabile condanna all’infelicità. Non si può tornare indietro. I sogni infranti non possono essere riscattati, né con la violenza né con la gentilezza.

Le allusioni alla dimensione religiosa e al conflitto italo-tedesco sono in questa prima stagione ancora molto accennate e tali da poterle interpretare come pretesto narrativo per infittire il mistero e addurre uno spessore sociale non necessario alla serie o comunque ancora approssimativo. Tuttavia è affascinante notare che l’oscuro passato bellico potrebbe simbolicamente evocare il tumultuoso conflitto tra i diversi sé e in tal senso giustificarsi anche come evento esterno drammatico rispecchiante la lacerazione interiore dei personaggi. Da una prospettiva inversa e ancora meno immediata, il dualismo della personalità può farsi metafora del disturbo post traumatico da stress.

Una regia matura, un montaggio dinamico, con angolazioni e inquadrature audaci, generano una suspense efficace e accattivante. La colonna sonora invece rimanda alle musiche gotiche del cinema horror anni ’80. Poi c’è la magia della location: la cittadina di Curon in Alto Adige, nella quale si assiste alla bellezza del lago di Resia, dalle cui acque misteriose emerge un campanile. Una musa perfetta per un’opera cinematografica.

Curon è una serie italiana, ma dal sapore accentuatamente nordeuropeo, inclinazione condivisa in ambito cinematografico con il recente The Nest di Roberto De Feo. L’immersione in atmosfere dark e boschive echeggia, in qualche modo, alla serie francese Les Revenants e alla tedesca Dark. Un tentativo italiano quindi più che ammirevole che cavalca l’attuale preziosa tendenza a valorizzare il cinema di genere.

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