Cannes XR, la questione italiana

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Dal 14 al 19 maggio a Cannes lo storytelling ha incontrato le tecnologie immersive parafrasando proprio lo slogan di Cannes XR, evento sulla realtà virtuale organizzato presso il Marchè du film, in occasione della 60esima edizione del Festival. Tentiamo così una riflessione sullo stato del mercato degli audiovisivi in realtà virtuale e la posizione assunta da imprenditori ed artisti italiani.

Per chi non mastica realtà virtuale cominciamo a chiarire che esistono due distinti universi: il primo legato all’uso di un motore grafico con ampio spazio interattivo (più riconducibile alla logica del videogame) ed il secondo legato alla produzione di opere immersive stereoscopiche a 360°. In questo articolo ci occuperemo del secondo universo, in prospettiva di quanto visto di produzione o di creazione italiana.

A Cannes quest’anno c’erano grandi marche come Intel, Vive, Orange ed Unreal che hanno fatto da padrone nei summit e nelle conferenze relative alla realtà aumentata. Nelle diverse sezioni si è potuto fruire di opere in realtà virtuale provenienti da tutto il mondo, ma nessun espositore era di nazionalità italiana. Proviamo così a fare il punto sulle poche opere in VR che riportavano autori di origine nostrana. Tra questi Gianluigi Perrone ha una storia curiosa alle spalle: si tratta di uno dei quattro produttori di Morituris, film di Raffaele Picchio che condivide con l’opera di Ciprì e Maresco Totò che visse due volte il primato di essere stato totalmente proibito nelle sale dalla commissione censura italiana. Perrone era presente a Cannes XR con la società cinese di produzione Polyhedrom VR Studio, per la quale ha diretto i cortometraggi Destroy e Transcend, di cui il primo sulla società del controllo remoto ed il secondo sulla meditazione tibetana. In gioco nella library Xr Arcades avevamo un solo altro italiano: Matteo Lonardi, che con il suo documentario Reframe Saudi ha tracciato un percorso articolato e stimolante sulle figure che in questi anni hanno influenzato e determinato la crescita dell’arte contemporanea in Arabia Saudita.

Due italiani che hanno entrambi scelto terre distanti per esprimere la loro creatività ed autorialità con il mezzo della realtà virtuale. L’ultimo nome che si vuole segnalare è quello di Valentina Paggiarin, la cui opera Dreams of Blue era presente per la vendita dei diritti al marketplace di Cannes. Pochi mesi fa la regista è stata protagonista di un laboratorio di realtà virtuale realizzato dall’Unione Italiana Circoli Cinema e dal nostro dipartimento della Sapienza con il contributo e patrocinio del Mibac – Direzione Cinema sotto la guida del Professor Riccardo Silvi.

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