Breakfast Club, la recensione del film su Netflix

Torniamo negli anni ’80 con uno dei teen drama meglio riusciti, ovvero Breakfast Club (qui il trailer), diretto, prodotto e sceneggiato da John Hughes.

Il film si apre con la presentazione di cinque ragazzi di un liceo, costretti in punizione di sabato. Ognuno di loro ha un motivo diverso per trovarsi a scontare il castigo. Il preside (Paul Gleason) li costringe a svolgere un tema dal titolo “Chi sono io?”. Si notano subito delle differenze tra i cinque: lo sportivo, la “principessa”, il criminale, l’alunno modello e la ragazza bizzarra. Dapprima, si mette in evidenza l’atteggiamento di John (Judd Nelson) il ribelle, che stuzzica gli altri compagni e li provoca, mettendoli in imbarazzo e facendogli notare ciò che secondo lui non va bene in loro.

Grazie a queste acute osservazioni i ragazzi cominceranno a parlare e a confrontarsi sui vari problemi delle loro vite e delle rispettive famiglie, riflettendo anche sulle azioni che li hanno portati a subire una punizione del genere. Poco alla volta, nel corso della giornata, riusciranno a diventare un gruppo unito: loro contro la scuola, il sistema e le famiglie, arrivando addirittura a decidere di soprannominare il loro nuovo “gruppo” il Breakfast Club.

The Breakfast Club è considerato uno dei migliori drammi per adolescenti: molte opere degli anni ’90, che hanno sancito la fama del genere, si sono infatti rifatte esplicitamente a questo film. Continua anche ai giorni nostri ad essere nominato, parodiato o omaggiato in serie tv o lungometraggi.

Nonostante una trama che si potrebbe considerare banale, con questo lavoro Hughes intendeva rappresentare le paure e le preoccupazioni delle generazioni di quegli anni, finendo però per rimanere intrappolato in quelli che sono dei veri e propri stereotipi. Stereotipi banali, visti e rivisti (soprattutto ai giorni d’oggi).

Il film malgrado tutto è molto godibile. Nel ritmo si può riscontrare un andamento ondulatorio, i momenti di dialoghi vengono alternati alle azioni criminali di John o il ballo che fanno tra di loro. Questa successione di eventi permette allo spettatore di assimilare quello che è stato detto mentre i ragazzi combinano qualche danno alla biblioteca.

Con questa pellicola aggiunta al catalogo, Netflix ha voluto puntare su un effetto nostalgia, attirando, quindi, l’attenzione su una fascia generazionale che parte dagli anni ’70-’80 in poi. Non è certo una novità questa manovra da parte della nota piattaforma di streaming: già da un qualche tempo si vede che nel catalogo sono stati aggiunti cult che hanno avuto un enorme successo soprattutto nella generazione nominata prima. Per fare alcuni titoli, basti pensare a Donnie Darko o Karate Kid, che hanno fatto appassionare schiere di adolescenti al cinema di formazione.

The Breakfast Club è stato d’ispirazione per altri film e serie che ruotano intorno allo stesso tema, ovvero la formazione e la crescita. Non a caso, ancora Netflix ha ricalcato quello che è il film di Hughes in diversi modi, producendo, per esempio, serie come Stranger Things, non a caso ambientato proprio in quegli anni, sempre per puntare a quella fetta di spettatori nostalgici cresciuti in quelle atmosfere e con questi film ormai considerati cult.

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