AMERICAN PASTORAL: CANTO DELL’ASCESA E DEL DECLINO DELL’IMPERO OCCIDENTALE

Il romanzo cult del Premio Pulitzer Philip Roth sbarca al cinema. Dopo essere stato presentato prima dell’inizio della Festa di Roma 2016, il film diretto da Ewan McGregor, tratto appunto dal romanzo American Pastoral, è appena uscito nelle sale. Si presenta come un’analisi lucida e amara dell’ascesa e caduta del sogno americano filtrata attraverso gli occhi del suo protagonista: Seymour Levov detto “lo Svedese”. Aitante e atletico ebreo benestante e integrato, Levov è destinato – negli anni ’50, alla fine della scuola – a una vita di successi e gioie accanto alla moglie Dawn (Jennifer Connelly), splendida shiksa che lo ha sposato per amore e dalla quale avrà l’adorata figlia Meredith “Merry”. Ma quando la bambina, crescendo, mostra dei lati sempre più inquietanti della propria personalità e dei tremendi conflitti irrisolti all’interno di se stessa, il ménage dello Svedese inizia a risentire dell’instabile situazione sociopolitica che scuote l’America alla fine anni ’60. Da qui si sancisce l’inizio di una guerra che dal Vietnam si sposta direttamente in casa Levov colpendo i (fragili) equilibri , proprio per mano di Merry.

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McGregor, qui in duplice veste di attore e regista, per il suo esordio alla regia (anche se reclutato dalla produzione dopo che Philip Noyce aveva abbandonato il progetto) sceglie di giocare una mano “impegnativa”: il romanzo di partenza di Roth è amato in tutto il mondo e si rincorrono da anni voci riguardo ad una sua presunta trasposizione per il grande schermo. L’attore scozzese è noto al grande pubblico, ma soprattutto tra i cultori del cinema indipendente, che lo associano da sempre a un certo stile neo-punk. La scelta rispetto al romanzo sembra tanto azzardata quanto “distopica”: McGregor non ha il physique du rôle per interpretare lo Svedese – ma compensa con ottime capacità interpretative. La Merry cresciuta, interpretata da Dakota Fanning (ex bambina prodigio, adesso cresciuta a sua volta), è laconica al punto giusto, ma appare comunque forzata. Ne deriva che l’ensemble al completo sembra incapace di raccontare fino in fondo il dramma incarnato dal romanzo, riproducendo quello stile secco e asciutto necessario per narrare con lucida amarezza, ascesa e caduta, Paradiso e Inferno, Andata e Ritorno, prima del definitivo oblio.

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Una storia americana diventa riflesso della Storia d’America – e del mondo intero – immortalata nel cruento passaggio dalla vecchia guardia alla nuova generazione. Un passaggio non indolore che ha portato alla disgregazione di un Sogno, prima ancora che di un futuro ideale, popolato di illusioni, traguardi e vittorie, spazzati via da una deflagrante esplosione.

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