“Dizionario del Cinema Immaginario” di Alberto Anile, intervista all’autore

"Dizionario del Cinema Immaginario" di Alberto Anile, intervista all'autore

È uscito a novembre 2019 il “Dizionario del Cinema Immaginario” (Lindau), scritto da Alberto Anile, critico cinematografico e giornalista. In occasione di tale pubblicazione gli rivolgiamo qualche domanda.

Caro Alberto, tutti noi ti conosciamo come un critico cinematografico e saggista serio e puntiglioso, specialmente nelle tue ottime pubblicazioni su Totò e Orson Welles. Come mai stavolta ti sei prestato a questo ‘gioco’, ovvero un libro sui film che esistono solo in altri film?

Così, per caso. Una sera ho avuto quest’idea, e nell’iniziare il lavoro mi sono reso conto che esistono nella storia del cinema molti più film immaginari di quanti ne pensassi. Per conseguenza ne è venuto fuori un dizionario invece di quello che avevo inizialmente previsto, ovvero un saggetto o un libro breve.

Paolo Mereghetti ti ha scritto un’ottima prefazione.

Si, molto appassionata diciamo. Anche la struttura delle schede richiama quella del suo noto Dizionario.

Hai riscontrato difficoltà nel rendere comprensibile l’argomento?

Il più delle volte un film esistente solo all’interno di un altro film è trattato in modo scherzoso, prendendo in giro l’ambiente del cinema, il modo di girare sul set, oppure parodiando generi o film molto conosciuti. Quindi anziché fare un’arida dissertazione sul metacinema o una semplice lista di film che contengono questi film inesistenti ho preferito appunto impostare il saggio a mo’ di dizionario. Questo mi ha ovviamente costretto ad inventare parte della trama di queste pellicole di cui si vede solo una sequenza e soprattutto la “critica” come se fossero film che avessi visto per intero. Alla fine come hai detto tu è un gioco, una sfida al lettore.

Poi hai preferito non includere film immaginari solamente citati nelle pellicole, ma dei quali non vediamo le immagini (ad es. ‘La polizia si incazza’ di Fantozzi).

Certo. Ma ho fatto delle eccezioni, come La madre di Giuda citato nel film Il regista di matrimoni (2006) di Bellocchio. Ma sono dei casi in cui all’interno di un film si parla così tanto di un titolo immaginario a tal punto che dello stesso riusciamo a dedurre parecchie notizie. Qualche altra eccezione l’ho fatta per film dei quali si sentono dei dialoghi mentre viene proiettato in un cinema, come ne Il comune senso del pudore (1976) di Alberto Sordi. Ma quelli dove si menziona solo il titolo e non si vede altro ho preferito metterli da parte. Oppure – caso ancor più estremo – i film capostipiti di pellicole immaginarie come Jack Slater III e IV. Del primo della serie non viene fatta menzione nel film che li contiene (Last action hero del 1993) e mi sembrava inutile farne cenno.

Ma ricordavi a memoria di tutti questi film contenenti pellicole immaginarie?

No, il vero lavoro è stata la ricerca. Battendo l’intera storia del cinema dal muto a oggi (tralasciando i film inediti in Italia), o riguardando film di autori importanti. Per i film più recenti è più semplice ricordali a memoria, per il resto è bastato informarsi, ripassare, consultando dizionari o internet. Fortunatamente finora nessuno mi ha colto in castagna su film immaginari dei quali non ho fatto caso.

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